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BAGS PIPES per I-DESIGN. Arte, design e tradizioni.

In occasione della XII edizione di I-Design Palermo, in questi giorni e fino al 6 ottobre sarà aperta al pubblico nella sede dell’Ex Convento della Maggiore, via Teatro Garibaldi n27 a Palermo, la mostra BAGS PIPES, frutto del laboratorio sartoriale degli studenti di Fashion Design dell’Accademia di Belle Arti di Catania a cura di Andrea Giovanni Calì, cultore della materia Stile, storia dell’arte e del costume.

L’esposizione funge anche da paesaggio sonoro, raccontato dalle silhouette degli otri di zampogne, rivisitate per l’occasione in chiave contemporanea dagli studenti. Un progetto didattico del docente Vittorio Ugo Vicari che integra la 20° edizione del Festival “Zampognarea. Il mondo delle zampogne tra uomini e suoni” evento prodotto dal Presidente di AreaSud Maurizio Cuzzocrea.

Bags Pipes si annovera tra gli eventi in programma della XII Edizione di I-Design dal titolo “Andar per Mondi”, momento culturale e artistico di contaminazione tra spazio e design, storia e contemporaneità attraverso mostre, talk, presentazioni e convegni a cura della founder Daniela Brignone.

Il concept della XII Edizione “Andar per Mondi” esplora i diversi significati del viaggio in tutti i suoi aspetti, fisico, mentale e spirituale, simbolo di rottura o di legame. In questo contesto si colloca BAGS PIPES, legando il design all’antica tradizione delle novene popolari, tra zampogne e cornamuse, strumenti pastorali a sacco che accompagnavano gli uomini nei loro viaggi, simboli di identità e ritualità.

I-Design nasce nel 2012 con l’idea di lavorare sul tessuto siciliano economico e culturale, riportando i riflettori sulle potenzialità del territorio attraverso l’artigianato e la sua evoluzione. Daniela Brignone afferma ‹‹così come hanno fatto Dolce&Gabbana utilizzando la forza simbolica della Sicilia all’interno delle collezioni, I-Design vuole rivalutare la potenza artigianale siciliana. Con Bags Pipes si fa similmente, si riprende la tradizione per creare qualcosa di insolito, proponendo l’immagine vivida di una cultura celata dietro la frenesia delle città. La filosofia della tematica “Andar per Mondi” è proprio l’elogio alla lentezza, uno stimolo a creare una nuova connessione con l’ambiente e a mondi sconosciuti come quello delle zampogne nel caso di Bags Pipes››.

Il laboratorio di valorizzazione estetica degli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Catania a cura di Andrea Giovanni Calì con il contributo didattico dei docenti Laura Mercurio e Massimo Savoia, si è basato sulla ripresa in chiave contemporanea, anche un po’ cool e scenografico dell’otre in pelle, creando appositamente un rivestimento per proteggere lo strumento musicale dalle intemperie.

Ogni studente ha così interpretato e realizzato un piccolo oggetto d’arte per la musica tradizionale, utilizzando più tecniche, dal patchwork al macramè, ricamo e pittura, al fine di mantenere il legame tra tradizione e innovazione.

L’allestimento ha raccontato il curatore ‹‹è stato essenziale, caratterizzato da un percorso di teche in legno e vetro resina per tutelare e nel contempo far risaltare l’opera al suo interno››. L’idea di progettare una mostra che fosse il risultato della contaminazione tra presente e passato, tra innovazione e tradizione è stata mossa dal desiderio di avvicinare i giovani ad una delle più antiche tradizioni musicali europee e mediterranee attraverso la progettazione creativa e la comprensione del valore simbolico che gli strumenti come zampogna e cornamusa portano in sé.

Così come gli uomini viaggiavano per arricchire la comunità con le loro musiche, anche gli studenti che hanno progettato le opere, si sono immersi nella storia, un viaggio in una tradizione lontana da loro, appartenente ad un altro modo di vivere la musica ma che fa comunque parte dell’evoluzione sociale, culturale e artistica europea.

BAGS PIPES, sostenuta dall’Associazione AreaSud, sarà ancora visitabile fino al 6 ottobre a Palermo e prossimamente, in occasione dell’inizio del festival “Zampognarea. Il mondo delle zampogne tra uomini e suoni”, si sposterà in viaggio attraverso la Sicilia, per una seconda edizione nel catanese. 

Opere in mostra di: Giuseppe Adorno, Cristina Barnabà, Giorgia Caponnetto, Azzurra Catania, Aurora Cordaro, Rosario Alessio Ferrera, Diletta Fichera, Calogero Milioto, Desirèe Noè, Raffaella Patti, Sofì Poidomani, Salvo Presti, Marika Sferrazza, Irene Tomarchio.

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La moda attende Alessandro Michele

Ciò che è stato detto, letto e scritto su Alessandro Michele sembra essere solo l’inizio di una straordinaria storia nel mondo della moda. Dal momento in cui questo giovane romano è esploso sulla scena, il suo percorso è stato un susseguirsi di apprezzamenti, critiche, provocazioni e supposizioni.

Classe 1972, il sogno di diventare scenografo, che potrebbe aver realizzato in un certo senso grazie alla sua visione unica della moda, il percorso di apprendistato accanto a figure come Karl Lagerfeld, Silvia Venturini Fendi e Frida Giannini.

Nel 2015, Marco Bizzarri gli offre la direzione creativa di Gucci e con soli sette giorni di tempo, Michele presenta una collezione uomo che anticipa l’estetica unica che sarebbe divenuta la sua firma: genderless, eccentrica, esasperata ed eterea.

Il successo arriva in rapida successione, con stimoli creativi, presenze su red carpet e amicizie nello show-bitz. Michele stesso è circondato dall’aura tipica di un’opera d’arte, dalle sue apparizioni apparentemente trasandate a fine sfilata, in netto contrasto con le sue creazioni, alle comparse pubbliche in cui si trasformava.

Ricordiamo il Met Gala del 2022, nelle vesti di gemello di Jared Leto, uno dei suoi ambassadors, o il Met Gala del 2019, in cui indossava abiti di porpora olografica al fianco di Harry Styles, il perfetto esempio della riuscita estetica Gucci-Michele.

La passione per la gioielleria, ereditata dalla nonna e l’espressionismo social silente contribuiscono a creare un’immagine di Michele come qualcosa che va oltre il semplice personaggio pubblico. Le sue stories sui social sono criptiche, raffigurano dettagli d’arte e paesaggi antichi, offrendo uno sguardo personale che va oltre l’apparenza.

Nel 2022, Michele annuncia la fine della sua collaborazione con Gucci. I suoi seguaci, quasi come adoratori, hanno vissuto un lutto e speculato sulla fine di un’era per Gucci, sperando in una nuova direzione creativa di Michele in una Maison che gli avrebbe concesso ancora più libertà espressiva. Aspetto fondamentale: la moda è anche business, ed il Gruppo Kering ha scelto una visione divergente da quella di Michele.

“Il rapporto più intimo che abbiamo con un oggetto” – così Michele descrive la moda, spogliandola di canoni e pregiudizi. La sua visione disinteressata al mercato della moda e la scelta di seguire il proprio gusto personale hanno trasformato il mondo moda-marketing in un’arte autentica.

La sua filosofia artistica va oltre il design, abbracciando la passione per l’arte, la musica e la letteratura: Michele fa della sua espressione stilistica un’opera d’arte, invitando al disordine della libertà in un mondo che cerca l’ordine e la minimalità estetica.

Le radici sono nell’infanzia, nell’idea che durante il carnevale tutto sia possibile. Michele invita a vivere la libertà fanciullesca anche nell’età adulta, sfidando le convenzioni con le sue creazioni. “Utilizzo l’ordinario per addizionarlo ad un elemento solo che fa diventare stranissimo l’ordinario”, afferma, mostrando sovrapposizioni, colori e imperfezioni nelle sue collezioni, trasformando ogni sfilata in uno spettacolo teatrale incantevole.

Si brama un suo ritorno sulle passerelle, chi lo sogna da Chanel, chi lo immagina in veste di direttore creativo di Bulgari, chi spera in un exploit indipendente, ma Alessandro Michele è molto di più: è un genio che ha tanto da dire e raccontare, una sorta di leggenda vivente che paradossalmente potrebbe insegnare la moda (la vita, come sostiene in più occasioni – “la moda si è ripresentata a me ed ha detto: piacere, sono la vita”) anche seduto al tavolino di un bar in piazza.

Non si può pensare ad Alessandro Michele senza meravigliarsi: il più grande regalo che ha fatto agli individui, attraverso le sue creazioni, è stato abbattere il concetto di binarismo ed elevare quello di corpo come territorio di liberà.

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“Una di noi”, il ritorno a Firenze di Luca Magliano

Una lunga discesa dalla scala frontale del Nelson Mandela Forum di Firenze segna l’inesorabile ritorno nel capoluogo toscano di Luca Magliano, che presenta ufficialmente la sua collezione Fall/Winter 2024-2025 in occasione di Pitti 105.

La collezione presenta un assortimento di cappotti oversize e capi di maglieria riutilizzati come giacche, completi eleganti la cui morbidezza accarezza gli occhi dello spettatore e borse in plastica che fungono da accessori, completano poi l’opera calzature da lavoro riadattate in chiave street. Questo “ricco” assortimento trova in sé anche spazio per la politica, con una t-shirt rappresentante una caricatura di Leonardo da Vinci imbrattata dalla dicitura «Leonardo una di noi». 

I capi della collezione sono stati sviluppati in collaborazione con brand di punta della manifattura made in Italy: Untag (Per i binder); Borsalino (Per i cappelli); Kiton (Per i capi sartoriali).

I modelli percorrono la scalinata in un ritmo lento, costante, pigro, quasi trascinato, non curante della velocità con cui il mondo avanza intorno a loro nel suo continuo defluire d’impazienza.

Completa l’esibizione un’impegnativa risalita della scalinata, stavolta di spalle, sulle note di “La domenica delle Salme” di Fabrizio De Andrè e Mauro Pagani. Il brano, da sempre stendardo della tipica provocazione deandrediana, rappresenta il rifiuto della sempre più dilagante stretta del politicamente corretto in un’atmosfera ribelle e irreverente, calata su di un mondo di cupo sconforto.
Gli abiti di questa collezione sembrano rappresentare il mondo che ci circonda. Ciò che può sembrare un accostamento pigro e senza impegno, in realtà nasconde un significato più profondo.

Esso non è il risultato del tanto famoso “tuffo nell’armadio” ma bensì un’espressione pura e semplice di individualità in un mondo che dopo guerre e pestilenza tenta di ritrovare un’armonia nella sua semplicità.

Pitti Uomo si sa, è da sempre la kermesse della moda maschile ed è proprio in questo che Magliano tenta di differenziarsi dando spazio anche alla figura femminile, riadattata in chiave più fluida, confermando per l’ennesima volta il superamento del concetto che fu la distinzione tra capo da uomo e capo da donna. Tutti i modelli infatti, sebbene di generi diversi, appaiono androgeni e perfettamente adagio nella loro essenza, che va oltre il genere di nascita.

La collezione rielabora il tradizionale concetto di mascolinità in una chiave più moderna e rilassata, senza dimenticarsi di lasciare un’impronta queer sul terreno dove il dandy e lo skater hanno trovato il connubio.

A cinque anni dal suo debutto in Pitti, Magliano lascia dietro di sé una passerella dal messaggio politico deciso e forte, anche nella sua semplicità attraverso un’eleganza esclusiva, ma popolare.

NEW YORK, NEW YORK - MAY 01: (EDITOR'S NOTE: This image was captured using a remote camera) Jeremy Pope attends The 2023 Met Gala Celebrating "Karl Lagerfeld: A Line Of Beauty" at The Metropolitan Museum of Art on May 01, 2023 in New York City. (Photo by Neilson Barnard/MG23/Getty Images for The Met Museum/Vogue)

Il tributo a Karl Lagerfeld sugli scalini del MET GALA 2023

Come tutti gli anni, il Metropolitan Museum di New York si è reso il palcoscenico dell’evento da molti definito “il Super Bowl della moda”. Istituito nel 1948 dalla pubblicista Eleanor Lambert come raccolta fondi per il Costume Institute di New York, il Met Gala riesce ogni anno a riunire l’estro creativo di tutti gli stilisti e le case di moda coinvolti nel portare sulla scalinata principale del museo outfit iconici e memorabili, indossati da personaggi molto noti del panorama statunitense e internazionale.

Jeremy Pope attends The 2023 Met Gala Celebrating “Karl Lagerfeld: A Line Of Beauty” at The Metropolitan Museum of Art on May 01, 2023 in New York City. (Photo by Neilson Barnard/MG23/Getty Images for The Met Museum/Vogue)

Il tema della serata varia ad ogni edizione ed il 2023 ha visto tutte le celebrities coinvolte palesarsi con i loro abiti in un tributo a quello che è stato un vero proprio genio della moda, chiedendo agli ospiti di vestirsi ispirandosi a quelle che sono state le creazioni del designer tedesco recentemente scomparso, il tema della serata prende il nome di “Karl Lagerfeld: A Line of beauty”. Va da sé che questo ha comportato una vastissima scelta d’ispirazione creativa per i vari brand coinvolti poiché egli, ricordiamolo, è stato un ufficiale della moda in maniera così poliedrica da includere nella sua carriera la fotografia, l’arte e la direzione creativa, concedendo un grande contributo all’industria in maniera molto versatile e camaleontica lasciando la sua impronta da Chanel, Sandy, Clò, Balmain e fondando persino la sua omonima etichetta.

L’inizio si è rivelato molto promettente, con l’attore e cantante Jeremy pope che ha solcato i gradini del Metropolitan Museum indossando un lungo mantello (ad opera di Balmain) con sopra il volto proprio del designer tedesco.

Il continuo della serata ha poi visto il susseguirsi di omaggi a quella che è stata l’essenza scenica del designer: cravattini, piume, mise di diverso taglio e silhouette rigorosamente in bianco è nero (da sempre colori simbolici dell’ex direttore creativo di Chanel) ma soprattutto tanto, tanto camp che si mescola ad eleganza e raffinatezza.

In una serata del genere non potevano di certo mancare i riferimenti a colei che è stata fino alla fine il “grande amore” di Lagerfeld, la sua gatta birmana bianca Chaupette, alla quale il designer ha affidato in eredità tutto il suo patrimonio. L’ereditiera felina è stata omaggiata – pur non essendo presente fisicamente – dalla cantante Doja Cat, con un abito scintillante firmato Oscar de la Renta ed adornata in volto da un muso felino, orecchie a punta e diadema, ad opera della make up artist Malina Stearns. Il frontman dei 50 Seconds to Mars Jared Leto si è invece presentato con un costume a forma di gatto, quasi come una mascotte.

Lil Nas X, dal canto suo decisamente il più estremo di tutti, si è palesato all’evento con presenza eterea e celestiale, con indosso un trucco argentato (che ha richiesto alla sua creatrice, Pat Mcgreth più di nove ore di lavoro) costituito da più di 200000 pietre Swarowski.

I completi indossati dagli ospiti maschili dell’evento hanno rappresentato il lato più “classic” ma elegante e chic di Lagerfeld, interpretando appieno quello che era il suo personaggio, alcuni anche copiando quelli che sono stati i suoi outfit più iconici da capo a piedi, con tanto di cravattino e guanti di pelle. Dall’attore nostrano Alessandro Borghi allo spagnolo Manu Rios, che presentavo raffinatissime creazioni sartoriali rispettivamente di Gucci e dell’omonimo brand di Lagerfeld ad Asap Rocky, che con un kilt ha omaggiato il look indossato dallo stilista durante l’inchino finale ad una sua sfilata nel 2004. Degno di nota anche il “wonder boy” di Balmain, Olivier Rousteing, che ha reso omaggio ad un’iconica tote bag disegnata da Naco Paris e sfoggiata da Karl Lagerfeld nel 2009, riportante la scritta «Karl Who?»

Le ospiti femminili hanno portato in scena i look più significativi della carriera del designer, come Nicole Kidman con un abito in tulle di seta rosa, ricamato con 250 piume e oltre 3000 cristalli e paillettes d’argento, replica dello stesso da lei indossato nel 2004 per una campagna pubblicitaria Chanel n. 5 diretta da Baz Luhrmann.

Glenn Close e il designer Erdem Moralıoğlu si sono rivolti agli archivi di Chanel per il luminoso abito celeste indossato dall’attrice, ispirandosi alla collezione Autunno/Inverno 1999 realizzata da Lagerfeld per la sopracitata casa di moda.

La cantante Dua Lipa ricrea invece il Tweed look a sua volta indossato da Claudia Schiffer per la Couture collection di Chanel del 1992. Adornata al collo da una collana di diamanti Tiffany & Co. Dal valore di oltre 100 carati. Sempre attraverso il consulto degli archivi di Chanel, Gisele Bündchen indossa un vestito a sirena a strisce glitterate bianche, sovrastato da una spumosa mantella di piume, un look indossato per un editoriale scattato da Lagerfeld per un numero del 2007 di Harper’s Bazaar Korea. 

L’attrice e regista americana Olivia Wilde assieme alla regista australiana-cinese, editor di Vogue China, Margaret Zhang si sono presentate alla cerimonia con abiti direttamente ispirati ad un design che Lagerfeld aveva ideato per la SS83 di Chloé. Anche se di colori diversi (bianco per la Wilde, e nero per la Zhang), i particolari di entrambi gli abiti richiamavano la forma di una chitarra dorata, in puro stile anni 80. Elle Fanning si è invece ispirata al suo shooting realizzato proprio insieme a Lagerfeld intitolato “Little black jacket book” del 2012.

Tutti gli ospiti hanno donato un grande tributo a quella che è stata la vita e la carriera di Lagerfeld, portando con loro anche ricordi personali dei loro incontri con lo stilista quando ancora era in vita.

Questa edizione del Met Gala ha dimostrato quanto il lascito artistico di Lagerfeld possa sopravvivere infinitamente nel tempo, attraverso il lavoro e le testimonianze di chi ha avuto il privilegio di conoscere da vicino questo titano della moda, elevando la sua eredità estetica ed il suo particolare estro creativo sopra a tutto, anche ai limiti della vita terrena.      

2.1

In conversazione sulla moda sostenibile: Fashion Revolution week

Si è appena conclusa la Fashion Revolution Week, evento globale che si tiene ogni anno dal 22 al 29 aprile per promuovere la moda sostenibile ed etica in riscontro all’attuale emergenza climatica.  Su questa scia, lo scorso 6 e 7 Febbraio 2023, presso l’Accademia di Belle Arti di Catania, per il corso di Storia della moda e con la collaborazione del docente Vittorio Ugo Vicari, è stato organizzato il seminario “In Conversazione sulla Moda sostenibile” che ho voluto proporre e curare in quanto promotrice della moda sostenibile e di quelle realtà che lavorano a tal fine.

Cos’è la moda sostenibile? È stata la domanda di partenza del seminario con lo scopo di sensibilizzare gli studenti verso una maggiore consapevolezza dei sistemi di produzione, in quest’epoca in cui il tema della moda sostenibile emerge come un megatrend, considerato il crescente interesse dall’incidente nella fabbrica Rana Plaza.                                                                                                

Le conversazioni riguardanti la tematica in oggetto, sono state strutturate in due giorni attraverso il confronto con tre realtà attuali di moda sostenibile nel panorama italiano: Trama Plaza, Arvoltura Zine e Fashion Revolution Italia, con le quali ho il piacere di collaborare attivamente.

Ad aprire la conversazione come prima ospite è stata Erica Brunetti, co-fondatrice e project manager di Trama Plaza, collettivo che ha sede a Milano nel quartiere del Giambellino e opera attraverso “l’agenda” ovvero remind giornaliero sugli eventi di moda sostenibile, creando sempre più connessioni tra le realtà nazionali. Il collettivo ènato durante la pandemia e fondato con il progetto della Scuola dei Quartieri del comune di Milano con lo scopo di sensibilizzare giovani e adulti attraverso la formazione e l’informazione.

Come sostiene Erica Brunetti “La forza del collettivo sono le persone, coinvolgere tutti senza limiti geografici, un collettivo che parte da Canicattì e arriva a Bolzano”. Lo scopo è quello di sensibilizzare verso la conoscenza della tematica per prenderne consapevolezza attraverso esperienze condivise.

Perchè Trama Plaza? Dieci anni dal 24 aprile 2013 dopo il decollo di Trama Plaza. Trama come metafora di ricostruzione del tessuto e network di persone. Raccontare ad un pubblico che non è ancora informato non è semplice e Trama Plaza lo fa con uno spettacolo teatrale: Gira la Moda, un’opera performativa tra teatro e danza, che utilizza i linguaggi dell’arte per raccontare il sistema di moda e quali son le buone pratiche per coloro che stanno lavorando in una direzione più etica e consapevole. Tra i festival c’è anche Rivestimi, evento di moda sostenibile organizzato a palazzo Renzo a Bologna nel 2022.

Brandelli di Cristina Falsone

Nella seconda parte della prima giornata ho avuto modo di parlare in prima persona della mia esperienza e carriera, tra studi, esperienze professionali e collaborazioni. In quanto Fashion Designer specializzata in moda sostenibile, come progetto di tesi magistrale preso lo Iuav di Venezia, ho sviluppato “Brandelli”, progetto che poi ha fatto parte di ARTvism, mostra digitale di Fashion Revolution Italia e Fondazione Pistoletto. Il titolo “Brandelli” prende ispirazione da un articolo di Vogue del 1967 “Arrivano i giullari con i pullover fuori taglia ed i brandelli di maglia”.

L’idea nasce dalla riflessione sulla maglieria, per indagarne il tema del riuso e della lavorazione manuale, la pratica di lavorazione ai ferri, come risposta di attivismo al consumismo e del concetto del DIY “Do It Yourself”. Partendo dall’analisi dei designer contemporanei, con il fenomeno del guerrilla knitting e l’aspetto rivoluzionario della maglia, ho poi dato rilievo all’operazione di redesign di maglie second hand, ovvero azioni di riuso e montaggio con interventi manuali diretti e lavori di ritaglio, al fine di decontestualizzare sia le caratteristiche di prodotti finiti e sia le peculiarità̀ comunemente attribuite agli indumenti in maglia.

Documentando le mie esperienze dirette in questi progetti, ho raccontato come la maglieria sia una pratica che – ancora oggi – ha un’importante valenza sociale e culturale, trasmissibile anche attraverso il suo utilizzo nella progettazione della moda contemporanea.

Il secondo giorno è stato dedicato ad Arvoltura zine e Fashion Revolution Italia. Katia Turchi, ideatrice del progetto Arvoltura zine come progetto di tesi finale allo Iuav di Venezia, insieme a Juri Giamboi e Gaetano Intilla lavorano per lo sviluppo del progetto dal 2021. Editoriale indipendente Made inMarche, la cui zine si concentra sulla figura del Fashion Designer inteso come un agitatore culturale fondamentale per proporre cambiamenti concreti all’interno del sistema moda. Ribellione, attivismo e agitazione sono le parole chiave con l’obbiettivo di creare una mappatura degli immaginari rivoluzionari e sostenibili del Made in Italy, costruendo il futuro necessario e possibile della moda.

Cosa significa Arvoltura? Arvoltura significa “rivoltura”, un fenomeno meteorologico in cui il mare da calmo diventa tempestoso. La mission è quella di creare una rete con talk, eventi, seminari e fieri. “Spesso la sostenibilità è poco appetibile, poco carismatica, piatta e spesso le generazioni che vogliono toccare questi temi si annoiano. Loro dicono che la sostenibilità deve essere ribelle, libera e creativa, deve essere punk! Non promuovere il brand, ma il progetto che sta dietro le pratiche sostenibili. C’è uno storytelling che sta alla base.” Leitmotiv: WE SHOULD ALL BE ACTIVIST!

Ultimo ospite di questo seminario è stato Giorgio Fermanelli attivista di Fashion Revolution Italia, il più grande movimento attivista per la moda, nato a Londra nel 2013. Attivo in oltre 100 paesi nel mondo, in Italia è presente dal 2014 con Marina Spadafora come coordinatrice di Fashion Revolution Italia e ambasciatrice di moda etica nel mondo. Attualmente attiva nella campagna “Good Clothes Fair Pay” per chiedere una legislazione sui salari dignitosi per le persone che confezionano i nostri vestiti.

Così, Fashion Revolution ha la funzione di ricercare ed istruire i lavoratori nel mondo della moda verso la sostenibilità non solo ambientale ma soprattutto sociale. Giorgio Fermanelli ha raccontato come la trasparenza e la tracciabilità della moda siano due aspetti fondamentali per iniziare un cambiamento, dice:

“Non esiste un business ed un prodotto completamente sostenibile ma possiamo arrivare verso una moda più responsabile dobbiamo prolungare la vita del nostro guardaroba e compiere delle scelte e degli acquisti responsabili, comprando soprattutto second hand ed interrogandoci sulla tracciabilità del brand che siamo pronti ad acquistare.”

Green ed inclusione alla MFW22

Lo scorso martedì si è conclusa la MFW22, settimana fittissima di eventi formali, sfilate ed eventi green e inclusivi. In città è tutto in evoluzione: i mezzi che collegano il quadrilatero sono gremiti di curiosi in fibrillazione per la tanto attesa settimana della moda italiana. E’ facile incontrare personaggi del settore, influencer e famosi Tik Toker scesi dall’Olimpo social che gironzolano per Milano – un giorno mi è anche capitato di prendere il caffè al Bar Brera con accanto Suzy Menkes! –

La Camera Nazionale della Moda a partire da quest’anno e per la prima volta, ha mostrato i propri contenuti sul profilo TikTok e ha offerto la possibilità di seguire gli eventi ufficiali online sul canale milanofashionweek.cameramoda.it. Tra gli eventi della CNMI ho preso sicuramente parte al Fashion Hub che si è tenuto all’ADI Museum di Milano per celebrare designer emergenti ed indipendenti. Tra questi Gilberto Calzolari che quest’anno ha presentato la sua collezione upcycling in uno spazio dedicato, con una giornata speciale a supporto del progetto “A Global movement to uplift underrepresented designers” organizzato da Blanc Media in collaborazione con CNMI.

Preview look SS23 – Gilberto Calzolari

L’attenzione di CNMI è andata sull’Ucraina con il progetto “Hope Fashion Ukraine“, iniziativa patrocinata da CNMI e supportata da Confindustria Ucraina, Ucraina’s Fashion Week e dal Consolato Onorario Repubblica Ucraina per dare visibilità a 13 brand ucraini che espongono le loro creazioni.

Hope fashion Ukraine

Il Kia Designers Awards ha avuto uno spazio dedicato ai temi dell’innovazione e della sperimentazione. I finalisti hanno avuto la possibilità̀ di seguire negli scorsi mesi un percorso di mentoring focalizzato sulla tecnologia e sul concetto di innovazione, che si concluderà̀ con la presentazione di originali outfit disruptive, in una presentazione immersa con video totem maxiLED.

Il progetto “Designer for the Planet” è dedicato alla valorizzazione del panorama della moda sostenibile italiana con lo showcase di 5 brand emergenti impegnati nello sviluppo di collezioni eco-conscious. I designers sono Acidalatte, Bennu, Endelea, _Dennj_ e Atelier Florania. L’hub è stato allestito per tutta la settimana ed ha ospitato numerosi eventi ed sfilate ufficiali come l’attesa sfilata di Stella Jean. Atelier Florania è il brand che ha ricevuto la menzione speciale da Camera Buyer Italia, con cui ho avuto modo di approcciarmi lo scorso 5 maggio durante il FashRevLab Upcycling into the future di Fashion Revolution Italy. L’evento che si è tenuto al presso D-House- Laboratorio Urbano in Via Galileo Ferraris a Milano dove sono stata invitata come designer emergente con la mia collezione di Brandelli ad esporre un mio look.

A chiudere questa ricchissima edizione sono stati i CNMI Sustainable Fashion Awards, evento giunto alla sua quinta edizione in collaborazione con Fondazione Pistoletto. Nella cornice del Teatro alla Scalale personalità e i progetti realizzati nell’ultimo anno dedicati alla sostenibilità̀ selezionati da una prestigiosa Giuria Internazionale e presentato da Rossy de Palma, poliedrica artista e performer.

Carlo Capasa e Michelangelo Pistoletto per il CNMI Sustainable Fashion Award22

In linea con il nostro operato di questi anni,” ha dichiarato Capasa, “il programma della Milano Fashion Week riflette il nostro grande impegno verso tematiche di primaria importanza, tra cui la promozione della sostenibilità, il supporto ai giovani talenti e la costruzione di una cultura della moda inclusiva.”

Carlo Capasa
Premio CNMI Sustainable Fashion Award22

A conclusione della settimana si è tenuta la presentazione del libro “Il lato oscuro della moda” organizzato da Sara Maino e Matteo Ward presso la Fondazione Sozzani in Corso Como. Nel libro l’imprenditrice, ricercatrice e attivista Maxine Bédat, racconta la storia di un paio di jeans, item iconico della moda, rivelando che la moda agisce senza trasparenza secondo i principi distruttivi dell’economia globale. Il dibattito poggiava appunto sul tema dell’industria della moda, che opera con una totale mancanza di trasparenza e su come continua ad ammaliarci e convincerci a spendere pesando sempre di meno al costo reale delle “cose”. Un libro che vuole essere contenitore della denuncia nei confronti del modello fast fashion, insostenibile non solo dal punto di vista ambientale ma soprattutto dal punto di vista sociale.