Green ed inclusione alla MFW22

Lo scorso martedì si è conclusa la MFW22, settimana fittissima di eventi formali, sfilate ed eventi green e inclusivi. In città è tutto in evoluzione: i mezzi che collegano il quadrilatero sono gremiti di curiosi in fibrillazione per la tanto attesa settimana della moda italiana. E’ facile incontrare personaggi del settore, influencer e famosi Tik Toker scesi dall’Olimpo social che gironzolano per Milano – un giorno mi è anche capitato di prendere il caffè al Bar Brera con accanto Suzy Menkes! –

La Camera Nazionale della Moda a partire da quest’anno e per la prima volta, ha mostrato i propri contenuti sul profilo TikTok e ha offerto la possibilità di seguire gli eventi ufficiali online sul canale milanofashionweek.cameramoda.it. Tra gli eventi della CNMI ho preso sicuramente parte al Fashion Hub che si è tenuto all’ADI Museum di Milano per celebrare designer emergenti ed indipendenti. Tra questi Gilberto Calzolari che quest’anno ha presentato la sua collezione upcycling in uno spazio dedicato, con una giornata speciale a supporto del progetto “A Global movement to uplift underrepresented designers” organizzato da Blanc Media in collaborazione con CNMI.

Preview look SS23 – Gilberto Calzolari

L’attenzione di CNMI è andata sull’Ucraina con il progetto “Hope Fashion Ukraine“, iniziativa patrocinata da CNMI e supportata da Confindustria Ucraina, Ucraina’s Fashion Week e dal Consolato Onorario Repubblica Ucraina per dare visibilità a 13 brand ucraini che espongono le loro creazioni.

Hope fashion Ukraine

Il Kia Designers Awards ha avuto uno spazio dedicato ai temi dell’innovazione e della sperimentazione. I finalisti hanno avuto la possibilità̀ di seguire negli scorsi mesi un percorso di mentoring focalizzato sulla tecnologia e sul concetto di innovazione, che si concluderà̀ con la presentazione di originali outfit disruptive, in una presentazione immersa con video totem maxiLED.

Il progetto “Designer for the Planet” è dedicato alla valorizzazione del panorama della moda sostenibile italiana con lo showcase di 5 brand emergenti impegnati nello sviluppo di collezioni eco-conscious. I designers sono Acidalatte, Bennu, Endelea, _Dennj_ e Atelier Florania. L’hub è stato allestito per tutta la settimana ed ha ospitato numerosi eventi ed sfilate ufficiali come l’attesa sfilata di Stella Jean. Atelier Florania è il brand che ha ricevuto la menzione speciale da Camera Buyer Italia, con cui ho avuto modo di approcciarmi lo scorso 5 maggio durante il FashRevLab Upcycling into the future di Fashion Revolution Italy. L’evento che si è tenuto al presso D-House- Laboratorio Urbano in Via Galileo Ferraris a Milano dove sono stata invitata come designer emergente con la mia collezione di Brandelli ad esporre un mio look.

A chiudere questa ricchissima edizione sono stati i CNMI Sustainable Fashion Awards, evento giunto alla sua quinta edizione in collaborazione con Fondazione Pistoletto. Nella cornice del Teatro alla Scalale personalità e i progetti realizzati nell’ultimo anno dedicati alla sostenibilità̀ selezionati da una prestigiosa Giuria Internazionale e presentato da Rossy de Palma, poliedrica artista e performer.

Carlo Capasa e Michelangelo Pistoletto per il CNMI Sustainable Fashion Award22

In linea con il nostro operato di questi anni,” ha dichiarato Capasa, “il programma della Milano Fashion Week riflette il nostro grande impegno verso tematiche di primaria importanza, tra cui la promozione della sostenibilità, il supporto ai giovani talenti e la costruzione di una cultura della moda inclusiva.”

Carlo Capasa
Premio CNMI Sustainable Fashion Award22

A conclusione della settimana si è tenuta la presentazione del libro “Il lato oscuro della moda” organizzato da Sara Maino e Matteo Ward presso la Fondazione Sozzani in Corso Como. Nel libro l’imprenditrice, ricercatrice e attivista Maxine Bédat, racconta la storia di un paio di jeans, item iconico della moda, rivelando che la moda agisce senza trasparenza secondo i principi distruttivi dell’economia globale. Il dibattito poggiava appunto sul tema dell’industria della moda, che opera con una totale mancanza di trasparenza e su come continua ad ammaliarci e convincerci a spendere pesando sempre di meno al costo reale delle “cose”. Un libro che vuole essere contenitore della denuncia nei confronti del modello fast fashion, insostenibile non solo dal punto di vista ambientale ma soprattutto dal punto di vista sociale.

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