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Sicilia e artigianato: l’arte di Lidia Mallia

Noi di madin vogliamo parlare di artigianato in Sicilia, raccontare le esperienze e i casi di giovani artigiani che vogliono diffondere l’arte del handmade. Uno di questi esempi è Lidia Mallia, artigiana di qualità che da diversi anni si dedica alla realizzazione di accessori e capsule collection in ottica slow fashion.

La nostra curiosità ha preso il sopravvento e quindi abbiamo deciso di interviste Lidia, così da scoprire il suo mondo e magari qualche progetto futuro!

Presentati, come ti chiami quali studi hai fatto?

Mi chiamo Lidia e da sempre l’arte e’ stata la mia fonte di vita. Non ho mai immaginato altro ed il mio percorso di studi è stato sempre abbastanza naturale. Alle scuole medie mi sono avvicinata alla fotografia e come scuola superiore ho scelto di frequentare un liceo artistico con indirizzo pittura.

Subito dopo il diploma sono partita a Venezia per frequentare l’accademia di belle arti, per poi completare gli studi a Catania. Nel frattempo mi sono innamorata del cucito, per gioco ho fondato il mio brand nel 2015 e dopo la laurea ho frequentato un corso di pelletteria per approfondire le mie basi da autodidatta.

Quando nasce l’idea di aprire un tuo atelier?

Nasce mentre frequentavo l’accademia, avevo capito che il cucito mi dava molta gioia e riuscire ad arrivare alla gente con ciò che creavo era meraviglioso.

Raccontami del tuo marchio, quali sono gli elementi che lo contraddistinguono?  

Amando la pittura ho iniziato con dei tessuti dalle stampe stravaganti, dopo poco tempo ho scoperto un fornitore che poteva stampare i miei disegni, una svolta per me, potevo cucire degli accessori unici con delle stampe esclusive, questo è ancora un elemento fondamentale del mio marchio.

Dopo poco tempo mi sono avvicinata alla pelle, un materiale versatile e duraturo che sfrutta al massimo l’economia circolare. Negli anni questi due elementi sono rimasti i punti cardine del brand, parlo di tessuti illustrati e pelli.

Dove si trova il tuo atelier e come si rapporta al territorio?

La sede operativa si trova in un piccolo paese in provincia di Siracusa ma conosciamo bene la realtà delle nostre zone quindi è fondamentale la presenza sui social ed un e-commerce che spedisce in tutto il mondo.

Artigianato e sostenibilità, quali sono le sfide che hai incontrato?

Utilizzando principalmente le pelli faccio i conti con chi sconosce la vera sostenibilità di questo materiale, credendo che sia piuttosto la finta pelle ad essere la migliore amica dell’ambiente.

In realtà è assolutamente l’opposto, per creare l’eco pelle o finta pelle vengono usati materiali plastici, la quale va ad incidere fortemente sull’ambiente, poiché per la produzione sono utilizzati prodotti plastici derivanti dal petrolio e quindi altamente inquinanti per il nostro pianeta. Inoltre il nostro è un territorio difficile, quindi senza l’aiuto dei social sarebbe difficile emergere.

Quali sono le tue creazioni principali?

Principalmente realizzo borse e accessori, da qualche anno ho introdotto anche abiti e corsetti su misura.

Hai qualche sorpresa/programma per il futuro?

Per il momento ho delle cose in mente ma le comunicherò non appena avrò tutto più chiaro!

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BAGS PIPES per I-DESIGN. Arte, design e tradizioni.

In occasione della XII edizione di I-Design Palermo, in questi giorni e fino al 6 ottobre sarà aperta al pubblico nella sede dell’Ex Convento della Maggiore, via Teatro Garibaldi n27 a Palermo, la mostra BAGS PIPES, frutto del laboratorio sartoriale degli studenti di Fashion Design dell’Accademia di Belle Arti di Catania a cura di Andrea Giovanni Calì, cultore della materia Stile, storia dell’arte e del costume.

L’esposizione funge anche da paesaggio sonoro, raccontato dalle silhouette degli otri di zampogne, rivisitate per l’occasione in chiave contemporanea dagli studenti. Un progetto didattico del docente Vittorio Ugo Vicari che integra la 20° edizione del Festival “Zampognarea. Il mondo delle zampogne tra uomini e suoni” evento prodotto dal Presidente di AreaSud Maurizio Cuzzocrea.

Bags Pipes si annovera tra gli eventi in programma della XII Edizione di I-Design dal titolo “Andar per Mondi”, momento culturale e artistico di contaminazione tra spazio e design, storia e contemporaneità attraverso mostre, talk, presentazioni e convegni a cura della founder Daniela Brignone.

Il concept della XII Edizione “Andar per Mondi” esplora i diversi significati del viaggio in tutti i suoi aspetti, fisico, mentale e spirituale, simbolo di rottura o di legame. In questo contesto si colloca BAGS PIPES, legando il design all’antica tradizione delle novene popolari, tra zampogne e cornamuse, strumenti pastorali a sacco che accompagnavano gli uomini nei loro viaggi, simboli di identità e ritualità.

I-Design nasce nel 2012 con l’idea di lavorare sul tessuto siciliano economico e culturale, riportando i riflettori sulle potenzialità del territorio attraverso l’artigianato e la sua evoluzione. Daniela Brignone afferma ‹‹così come hanno fatto Dolce&Gabbana utilizzando la forza simbolica della Sicilia all’interno delle collezioni, I-Design vuole rivalutare la potenza artigianale siciliana. Con Bags Pipes si fa similmente, si riprende la tradizione per creare qualcosa di insolito, proponendo l’immagine vivida di una cultura celata dietro la frenesia delle città. La filosofia della tematica “Andar per Mondi” è proprio l’elogio alla lentezza, uno stimolo a creare una nuova connessione con l’ambiente e a mondi sconosciuti come quello delle zampogne nel caso di Bags Pipes››.

Il laboratorio di valorizzazione estetica degli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Catania a cura di Andrea Giovanni Calì con il contributo didattico dei docenti Laura Mercurio e Massimo Savoia, si è basato sulla ripresa in chiave contemporanea, anche un po’ cool e scenografico dell’otre in pelle, creando appositamente un rivestimento per proteggere lo strumento musicale dalle intemperie.

Ogni studente ha così interpretato e realizzato un piccolo oggetto d’arte per la musica tradizionale, utilizzando più tecniche, dal patchwork al macramè, ricamo e pittura, al fine di mantenere il legame tra tradizione e innovazione.

L’allestimento ha raccontato il curatore ‹‹è stato essenziale, caratterizzato da un percorso di teche in legno e vetro resina per tutelare e nel contempo far risaltare l’opera al suo interno››. L’idea di progettare una mostra che fosse il risultato della contaminazione tra presente e passato, tra innovazione e tradizione è stata mossa dal desiderio di avvicinare i giovani ad una delle più antiche tradizioni musicali europee e mediterranee attraverso la progettazione creativa e la comprensione del valore simbolico che gli strumenti come zampogna e cornamusa portano in sé.

Così come gli uomini viaggiavano per arricchire la comunità con le loro musiche, anche gli studenti che hanno progettato le opere, si sono immersi nella storia, un viaggio in una tradizione lontana da loro, appartenente ad un altro modo di vivere la musica ma che fa comunque parte dell’evoluzione sociale, culturale e artistica europea.

BAGS PIPES, sostenuta dall’Associazione AreaSud, sarà ancora visitabile fino al 6 ottobre a Palermo e prossimamente, in occasione dell’inizio del festival “Zampognarea. Il mondo delle zampogne tra uomini e suoni”, si sposterà in viaggio attraverso la Sicilia, per una seconda edizione nel catanese. 

Opere in mostra di: Giuseppe Adorno, Cristina Barnabà, Giorgia Caponnetto, Azzurra Catania, Aurora Cordaro, Rosario Alessio Ferrera, Diletta Fichera, Calogero Milioto, Desirèe Noè, Raffaella Patti, Sofì Poidomani, Salvo Presti, Marika Sferrazza, Irene Tomarchio.

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La moda di Chiara Masetta

Dalla Sicilia alla Liguria, Chiara Masetta fashion designer emergente affronta uno dei viaggi fuori porta più intensi della sua carriera.

Formatosi a Palermo, Chiara ci racconta un po’ del suo percorso artistico, come inizia e le soddisfazioni durante la strada. Si specializza in collezione e confezione d’alta moda a Roma per poi spostarsi a Malta dove ha modo di lavorare dal 2016 al 2017 come direttore artistico per alcune aziende. Alla fine del 2017 rientra in Sicilia dove apre uno showroom in società con una collega, per poi invece dedicarsi alla nascita nel 2023 del suo sito personale e online chiaramasetta.com

L’etica del suo brand rispecchia la visione della designer, puntando sull’unicità dei capi lavorati a mano e sopratutto contrastando quello che è il fast fashion, promuovendo una moda che vuole i suoi tempi per essere perfetta. Perfetta per chi vi chiederete! Chiara Masetta ha come obiettivo anche quello di favorire le donne curvy, allontanandosi dalle conformi taglie dettate dal fashion system!

Dopo il suo rientro in Sicilia decide di aprire la sua azienda e-commerce con sede legale a Sant’Agata di Militello, senza però limitarsi al territorio. La partecipazione di undici delle sue creazioni all’interno degli eventi dell’ultimo Festival di Sanremo 2024, si può considerare l’attuale apice della sua carriera.

Mosse dalla curiosità di saperne di più, abbiamo la designer Chiara.

Quando nasce la passione per la moda?

La passione per la moda nasce quando avevo 16 anni: Ero una ragazzina e la moda nei primi anni del 2000 non era  esattamente così piena di alternative, quindi sentivo spesso l’esigenza di trovare qualcosa che mi appartenesse, che mi stesse come volevo io, che nascondesse i miei punti deboli per esaltare quelli di forza.

Sapevo che dovevo essere io a creare le condizioni per sentirmi bene nei miei vestiti e sapevo che come me molte altre ragazze e donne vivevano le stesse difficoltà.

Quindi ho deciso di intraprendere questa strada con l’intento di dover cambiare qualcosa. Infatti oltre a trattare le taglie standard tratto anche la linea curvy, perché è importante che una donna non si senta più dire in un negozio: “Non ho nulla della sua taglia”.

Quali sono le tre parole che caratterizzano il tuo brand Chiaramasetta?

Eleganza, inclusione, colore!

Parlaci della tua esperienza sanremese! Com’è nata questa opportunità?

Ho aperto il mio brand un anno fa e sentivo l’esigenza di crescere e di portarlo ad un livello superiore. Così ho iniziato a propormi in giro per delle sfilate, fino a quando un’agenzia mi ha proposto di partecipare agli eventi legati al festival. Ho accettato immediatamente, in 21 giorni ho realizzato 11 abiti ed è iniziata l’avventura.

Hai un tessuto preferito per la realizzazione dei tuoi abiti?

Di sicuro mi piace lavorare tantissimo la simil pelle. È un tessuto comodo, elasticizzato, facile da manipolare e di grande effetto estetico. Mentre per le collezioni estive mi esprimo benissimo con pizzi, cadie e popeline. in fibre naturali perché la pelle in estate ha bisogno di un trattamento e una cura maggiore.

Oggi, con l’esperienza, quali consigli ti senti di dare a chi sceglie la tua stessa strada?

Sento di dire a tutti di fare questo lavoro con l’entusiasmo giusto, di trovare la ricetta perfetta che ha come ingredienti: studio e ricerca, buon gusto, sperimentazione, creatività, talento e tanta tecnica.

È una passione che si trasforma in una professione e come tale ha bisogno di tutta la vostra forza e la vostra attenzione. Consiglio di non farsi mai influenzare da chi vi dice di mollare e di concentrarvi su altro, perché perdereste l’opportunità di fare il lavoro più bello del mondo

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Fiorucci is back!

Fiorucci, la casa di moda degli angioletti, ritorna nello scenario delle Fashion week a partire da questa spring/summer 2024 e noi ne siamo molto felici.

Il brand è stato uno tra i più amati degli anni novanta per la sua comunicazione sopra le righe e i capi iconici con stampe e grafiche che ancora oggi sono riconoscibilissime, come i due angioletti ad esempio. La storia del brand vede il susseguirsi di una serie di montagne russe sul mercato, prendendo le distanze dal sistema moda e dalle passerelle per diversi anni, ritornando nuovamente con una visione più eclettica che mai. Con la nuova proprietaria Dona Bertarelli, a dirigere la nuova vita del brand sarà il duo composto dal CEO Alessandro Pisani e la nuova direttrice creativa Francesca Murri.

Cosa ricordiamo in particolare di Fiorucci? Il suo romanticismo con quel tocco di malizia che ha sicuramente fatto la sua fortuna, vestendo una generazione in rivoluzione. Anche oggi il brand, dopo la morte nel 2015 del suo fondatore Elio Fiorucci, sembra approcciarsi a quella fetta di amanti della moda che vogliono giocare attraverso gli abiti.

La presentazione della nuova collezione Fiorucci spring/summer 2024 non si discosta dall’anima che conosciamo, 100% Made in Italy, ma si rinnova lavorando sul pop romantico che fa bene al cuore. Le parole d’ordine rimangono così rivoluzione, libertà, gioco e trasgressione, modi di essere che non passano mai di moda.

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Il Metaverso dei gioielli: le opere di Kris Ruhs

Nel 2016 la Fondazione Sozzani, di Carla Sozzani, luogo di sperimentazione e promozione delle arti visive tra fotografia e moda, si apre al metaverso e alla crypto arte, concependo una mostra di opere create dal noto artista newyorkese Kris Ruhs. Tali opere si esplicitano in una particolare collezione di gioielli scultorei “NFT Genesis Jewelry” progettati per essere indossati nella realtà aumentata.

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Kris Ruhs, classe 1952, frequenta la School of Visual Arts di New York City, città natale in cui apre il suo primo studio creativo. Sin da subito si distingue per la sua capacità di percepire ogni materiale con una potenzialità strutturale elevatissima, lavorandolo in modo tale da estrapolare tale potere e renderlo visibile e andare oltre i consueti confini della scultura e della pittura. In quanto artista esploratore, Ruhs sperimenta la forma in relazione alla luce, gioca con la percezione del materiale e la sua espressione riflessa, come avviene soprattutto per la collezione di gioielli da poter esplorare all’interno del sito personale dell’artista (http://www.krisruhs.com/). Ed è proprio attraverso i gioielli che Ruhs esplora un ulteriore mondo, quello del metaverso.

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Ormai da diversi anni il metaverso è entrato a far parte della nostra vita, aggiungendo una dimensione ulteriore al mondo circostante. Nell’arte e nella moda è un contenitore di infinite possibilità creative e percettive come nel caso della collezione “NFT Genesis Jewelry” in mostra alla Fondazione Sozzani. La reale possibilità per la Fondazione di entrare nel mondo del metaverso, nasce grazie all’amicizia con TailorVentures, fondatore della società di Venture Capital del settore tecnologico, che ha ideato la piattaforma Xbinary e curatore del progetto NFT Genesis Jewelry.

Per l’occasione sono stati selezionati da Xbinary sette pezzi unici di gioielli scultorei di Kris Ruhs, provenienti dal suo archivio, etrasformati nelle loro repliche digitali con la realtà aumentata, resi disponibili all’interno del marketplace di DressX, piattaforma internazionale di moda digitale.

“NFT Genesis Jewelry permette di vivere un’esperienza interattiva, immersiva, e di esplorare l’arte digitale con lo scopo di limitare il consumo permettendo di scegliere consapevolmente un pezzo di arte da indossare digitale o fisico”.

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All’interno della piattaforma si possono trovare le tre attuali mostre attive, “Jenesis Jewlery”, “Heroes Hexhibition” appartenenti alla Fondazione Sozzani, ed “Heroes Drop 1” per Foundation Mktpl. 

Il mondo digitale rende così possibile indossare in una realtà diversa da quella materiale, oggetti, gioielli virtuali e altro anche in momenti quotidiani della vita. Equivale ad un investimento secondo Tailor Ventures, esperto in sicurezza informativa il cui progetto di Xbinary nasce semplicemente con l’intenzione di avvantaggiare il mondo luxury. 

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Tailor afferma “L’idea è partita dallo spunto di DressX, piattaforma di moda digitale con cui collabora, la quale che traspone nella realtà virtuale le collezioni nate nel mondo fisico. Associando questo concetto a quello di NFT, ecco XBinary: rendere indossabile, magari durante una video call, un gioiello virtuale trasformato a sua volta in un’opera d’arte digitale, perfettamente tridimensionale ma soprattutto unica”.

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Il colore nella moda: oltre il genere

Moda e genere, due concetti indissolubili e imprescindibili per l’espressione personale, per l’identificazione di noi stessi nella società.

Oggi si vogliono abbattere le mura che limitano l’ espressione estetica del proprio Io e l’arte con la moda sono strumenti che hanno il compito di riflettere i cambiamenti culturali di un paese, di sostenere il rinnovo delle abitudini sociali.

Durante la storia sono esistiti esempi di rivoluzione nell’utilizzo di colori per l’uomo e per la donna e nel tempo questa distinzione è andata sempre più ad affievolirsi con la nascita di quello che si chiama “genere androgino”.

Il colore fa parte di quelli che possiamo definire “stimoli sensoriali”, in particolare quello della vista. Per retaggio culturale tendiamo a percepire il colore come un elemento che identifica il genere. Si parla di psicologia del colore dai tempi delle teorie Freudiane, insinuatesi poi nel mondo della moda negli anni ’20 attraverso studi sulla sessualità i quali portarono ad una netta separazione del genere maschile e femminile.

Quali sono i colori che da sempre identificano il genere?

Sicuramente il rosa, simbolo femminile ed il blu, simbolo maschile.

Ma la domanda di oggi è: esiste ancora questa distinzione del genere tramite il colore? Oppure i couturier di moda, coloro che si affacciano e aspirano all’arte tramite le loro creazioni vogliono sancire finalmente un salto di qualità del colore che vada oltre il genere.

Un esempio recente è stata la performance di moda di Pierpaolo Piccioli per Valentino, collezione autunno-inverno 2021.

In collaborazione con artisti contemporanei in quel di Venezia tra architettura, arte e moda, anche le fogge e la performance in sé va oltre la concezione dell’uomo e della donna, vedasi i mantelli, i color block contrastanti, lunghe sciarpe avvolgenti, mini bag a mano, lunghi guanti e l’alternarsi di modelle e modelli in un’unica passerella. Un cambio di tendenza considerando gli ultimi anni durante i quali si è vista una separazione netta e rigorosa tra uomo e donna.

Per quanto si puntasse sulla destrutturazione del capo, nelle sfilate si mantenevano comunque alcuni criteri standard sia per l’uomo e la donna, a partire dalle palette e nuance scelte. I colori scuri per l’uomo, verde militare, blu notte, boroeux, marrone, nero e beige.  

Sempre Pierpaolo Piccioli per Maison Valentino nella sua ultimissima sfilata a/w 23/24 ha portato in campo un accessorio del tutto maschile sul corpo femminile, giocando con il contrasto di colori come il nero, rosa cipria e l’immancabile rosso.

La cravatta, elemento tipicamente mascolino, afferma ancora di più la sua voglia di rimescolamento dei mondi, abbinandola a camicie velate o classic, mini dress e abiti lunghi. Una moda, quella di Piccioli che vuole farsi espressione di una nuova percezione, oltre il genere.

Le armature di Roberto Capucci al Labirinto della Masone

Sono esposte al Labirinto della Masone di Franco Maria Ricci, le armature di Capucci, non di ferro ma di seta, le cui strutture complesse regnano sulla forza di gravità. Così con la cura della Fondazione Franco Maria Ricci, della Fondazione Roberto Capucci e la storica d’arte Sylvia Ferino, emergono gli abiti del couturier poste in relazione alle opere d’arte già presenti all’interno della struttura neoclassica, appartenenti alla collezione Ricci.

L’idea della mostra nasce dal libro dedicato a Capucci, edito da Franco Maria Ricci nel 1993 in occasione dei trent’anni dalla sua uscita.  Sono esposti tutti gli abiti presenti nella monografia, 24 creazioni tra cui i due abiti iconici “Fuoco” 1985 e “Bouganville” del 1989, insieme con 68 bozzetti originali, che vanno dagli anni ’50 agli anni ’90, e la maquette di un abito del 1987. In aggiunta troviamo altri due abiti corti bianchi caratterizzati da maschere in rilievo, non presenti nella pubblicazione ma che si sposano con la collezione permanente del museo.

Tra i fondatori del Made in Italy, rimane nella storia per la concezione dell’abito che va oltre il comune utilizzo, elevandolo a opera d’arte, ragion per cui le sue creazioni collaborano benissimo con le opere che si mostrano tra un plissé e l’altro. Interprete come pochi della natura e delle potenzialità di un tessuto, il concetto di bellezza è sempre stato presente nel suo lavoro, non una bellezza effimera, ma potente e indefinita, come quella dei fiori e delle farfalle, del fuoco e dell’acqua. Il suo legame con la natura trova un’affinità con il luogo dell’esposizione, il più grande labirinto esistente, immerso anche esso nella natura, composto da 200 mila piante di bambù e altre specie diverse.

Creazioni volumetriche, protagoniste e imponenti con la loro bellezza, conosciute come sculture di plissé e taffettà, uniche nel loro genere.  Nel corso del tempo, molte star del cinema e del teatro hanno fatto i conti con questa bellezza indossando i suoi abiti, ricordiamo Silvana Mangano nel 1971, Valentina Cortese nel 1987 e ancora June Anderson nel 2002, diventando prova del fatto che gli abiti di Capucci sono una prova di forza, non solo fisica ma anche e soprattutto emotiva.

Un mago del tessuto, tra le tante denominazioni dedicate a Roberto Capucci vi è quella di fare magie con i volumi, le forme, i colori e i tessuti.

Per l’importante occasione, con il sostegno della Fondazione Franco Maria Ricci, alcuni degli abiti sono stati restaurati dal laboratorio Restauri Tessili di Moira Brunori, con sede a Pisa, restauratrice di fiducia della Fondazione Capucci. La sua filosofia viaggia oltre i confini materiali dell’abito e si trasforma in quelle forme ondulate, plissettate e ribaltate che conosciamo come costruzioni d’arte.

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Due sfilate, una terra: Dolce&Gabbana scelgono la Sicilia

SIRACUSA, ITALY – Dolce & Gabbana haute couture fall/winter 22/23 (Photo by Ernesto Ruscio/Getty Images)

Una passerella creata per l’occasione, un ponte tra la Sicilia e l’alta moda, uno sfondo da perdifiato e abiti emozionanti in scena. Così la collezione di Dolce&Gabbana, alta sartoria donna e uomo, prende forma prima ad Ortigia, gioiello siracusano e successivamente nel borgo di Marzamemi, nel cuore della Sicilia sud orientale, culla dei due stilisti che hanno voluto coronare i 10 anni di haute couture così, dalle radici.

Si riparte da una sfilata all’aperto o per meglio dire da un cinema all’aperto, con ospiti di grande risalto, tra i più attesi Sharon Stone, Drew Barrymore, Monica Bellucci, Mariah Carey, Christian Bale e altri. Per l’occasione ad Ortigia è stata pensata una performance rituale tra balli e adorazione religiosa di Santa Lucia, patrona della città, sorretta dai così detti “devoti”, a cui è stato dedicato uno degli abiti in scena. Un’ apertura delle “danze” che voleva essere il modo per affermare il legame dei due stilisti con i simboli religiosi che ancora una volta ritroviamo in primo piano sugli abiti. Una passerella romantica davanti al Duomo della bella Ortigia, lunga più di 100m su cui le modelle andavano adagio mostrando gli abiti di questa collezione fall/winter 22-23.

Ancora una volta l’alta moda sceglie di parlare anche attraverso il luogo, monumenti e cattedrali, giardini e ville, una moda in piazza, fuori dalle quattro mura, verso una nuova visione di fruizione e incentivo nel vivere eventi di tale portata. Il fenomeno ormai è in auge dopo le strette pandemiche, per vivere il più possibile le bellezze che ci circondano, così questa è stata l’occasione per l’isola di Ortigia e i suoi cittadini di vivere un’esperienza unica, sperando sia solo l’inizio.

In scena abiti in pizzo nero, con ricami seducenti tipici della donna siciliana. Giacche over barocche, orecchini a forma di croce e icone religiose adornano le modelle; ma non solo il bianco e il nero, colori come l’arancione, il giallo, il rosa, il verde, l’azzurro e il rosso spiccano in maxi abiti come fossero mantelli; ampie maniche arricciate e veli che coprono il capo, elemento distintivo dello stile siciliano; gonne nere a tubino per una classica eleganza, trasparenze impercettibili ma che creano curiosità; un po’ peccatrice e un po’ santa, Dolce e Gabbana giocano con questa faccia della stessa medaglia, riproponendo un modo di essere intramontabile, una donna regina per se stessa. C’è chi fa semplicemente moda, e chi fa moda con arte!

Non da meno è stata la sfilata uomo a Marzamemi, completamente allestita con luci colorate, ribaltando la vista di quello che è un borgo turistico ed elevato a passerella di alta sartoria. La collezione mostra un uomo romantico in vesti morbide ricoperto da gioielli come fosse appena uscito da un baule prezioso.

Da un lato brigante e dall’altro principe, jeans strappati accostati a corazze diamantine, mantelli e completi luminosi in oro e argento. Completi chic, non solo neri ma anche gialli, arancioni e multi color, camicie over morbide e quasi trasparenti ricordano la favola di Aladino nei motivi arabeggianti misti al barocco siciliano.  

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L’arte di Marina Abramovitć e Riccardo Tisci: ancora una volta insieme.

Questo maggio 2022 si è concluso il tour più atteso dal mondo dell’arte performativa e dalla stessa artista principale, Marina Abramovitć, la quale ha portato in scena l’opera “7 deaths di Maria Callas” un mix tra opera lirica e una mostra di moda con i costumi realizzati da Riccardo Tisci, attuale direttore creativo di Burberry.  

Partendo da Monaco e passando per Firenze, l’ultima tappa è stata il Teatro San Carlo di Napoli, così Marina Abramovitć ha finalmente realizzato il sogno di interpretare una delle più grandi personalità artistiche, sia nella lirica che come ideale di donna.

La storia di Maria Callas è una tra le più struggenti come artista, per la sua carriera stroncata nel fior fiore dei suoi anni, e poi come donna per la fine della relazione d’amore più importante della sua vita che la portò ad ammalarsi di quello che conosciamo come “mal d’amore”.

Uno spettacolo in cui l’artista ripercorre per sette volte, il dramma, la morte, la separazione, il dolore di Maria Callas, interpretando sette dei personaggi della letteratura e del teatro che l’hanno resa famosa, dalla Traviata a Tosca, da Otello a Madama Butterfly, passando per Carmen, Lucia di Lammermoor e Norma, il cui comune denominatore è l’amore con le sue imprevedibili sfaccettature.

Il tutto adornato dai costumi teatrali di Tisci, rivisitati in chiave contemporanea, dall’abito oro aderente e luminoso, al completo rosso con giacca/bolero e applicazioni diamantine, e ancora l’abito total white caratterizzato da un velo che ricopre interamente la figura della protagonista, con un ricamo all’altezza del viso come fosse una maschera. Un sodalizio quello tra la Abramovitć e Tisci che non si smentisce mi

Immagini forti, toccanti e suggestive, alcune davvero impressionanti come il momento in cui Marina Abramovitć si dimena mentre un serpente le scivola addosso. In ognuna delle sette performance, Willem Dafoe, attore statunitense pluripremiato e candidato all’Oscar, interpreta in video il carnefice, ovvero Onassis, uomo importante nella vita della Callas, la causa diretta e indiretta della sua morte.

Un passaggio tra un personaggio e l’altro importante e intenso per Marina Abramovitć, con il risultato finale di sette episodi in cui si uniscono la sua performance d’artista, la musica contemporanea, video e voci diverse, facendo rivivere in quel breve spazio fuori dal loro tempo le donne di Maria Callas, immortali nella loro anima.

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“CON AMURI” Editoriale giugno’22

Se ne parla ma non è mai abbastanza. Reduci dal periodo pandemico in cui abbiamo riorganizzato e rigenerato i nostri armadi, siamo entrati nel mondo dell’handmade e ci piace sempre di più con le sue innumerevoli possibilità. Le tecniche sono diverse ma il concetto è uguale: creare la propria personalità!

Un colore, una scritta, un taglio particolare fa si che indossando quel capo ci si senta più forti, sicuri di sé, sostenitori di un’etica personale, paladini di uno stile tutto nostro che nessuno potrà comunicare meglio di noi stessi.
Partner di questo editoriale, in vista dell’estate 2022, è Ric.amuri di Rita Siligato, giovane Fashion Designer amante dell’arte del ricamo.

Il brand nasce in Sicilia, in un paese che guarda dall’alto la costa siciliana, strettamente radicato alle bellezze e tradizioni territoriali, a quelle che sono le pratiche artistiche della grande famiglia siciliana. Il ricamo è una di queste tecniche che più si lega all’handmade, il fatto a mano con “Amuri” e diciamo pure, con tanta pazienza! 

Particolarità principale delle camicie over e t-shirt è il tipo di ricamo floreale, usato per comporre alcune delle parole siciliane più suggestive come “Bedda” e “Amuri” o illustrazioni con silhouette di donna, del tutto personalizzabili. Capi fatti per accompagnare le donne in tutta la loro gioventù d’animo, in questa estate 2022 insieme alle mini bag in juta con dettagli che rimandano ai coralli, alle maioliche e ai fiori siciliani, leggere come una piuma.

Con l’istinto di evolvere e ringiovanire concettualmente una pratica legata ai centrini della nonna o ai tappeti da salottino, il ricamo diventa qualcosa di “fashionable“, un valore aggiunto che porta con sé significati mediterranei, usi e costumi non vanno perduti ma rigenerati e rivalutati con un pizzico di gioventù e creatività, ingredienti che si mescolano benissimo con “amuri”.