La sostenibilità che nella moda veniva comunicata negli anni precedenti con una formula unidirezionale volta all’informazione promozionale delle buone pratiche adottate dal brand, oggi diventa tema centrale con una comunicazione del tutto inedita, che mira a coinvolgere la sua audience verso l’impegno responsabile. Molti gli esempi che si susseguono, contaminandosi a vicenda, creando un’unica tendenza e instillando man mano un contenuto evocativo ed esperienziale. Così i brand più virtuosi attuano nuove strategie che rendono l’argomento ampiamente condiviso a una moltitudine di follower, spettatori, clienti.
La recente sfilata di Loewe @loewe, collezione uomo P/E 2023 presentata dal suo direttore creativo Jonathan Anderson alla Paris Fashion Week, ha fagocitato lo spettatore in una esperienza emotiva surreale, con elementi ispirati alla biomimetica, mettendo in scena l’archetipo di un guardaroba organico fatto di materia viva, quali cappotti e sneakers in cui le piante crescono grazie allo straordinario studio effettuato dalla designer spagnola Paula Ulargui Escalona, su IG come ulargui_escalona. A ciò si uniscono elementi tecnologici e silhouettes essenziali quasi a voler raccontare il nomade digitale, in cammino verso paesaggi incontaminati e al contempo costantemente connesso con il mondo.
Concettuali sono anche i gioielli contemporanei della linea Secret Garden di Eleonora Ghilardi @eg_eleonoraghilardi: sculture in porcellana in cui si annidano licheni stabilizzati che invitano a interagire, a prendersene cura con nebulizzazioni periodiche. Un giardino selvatico racchiuso in un pendente, un microcosmo vivo che sottolinea il legame dell’uomo con il suo habitat.
Altra espressione artistica di tale tendenza si palesa nella fotografia performativa di Maria Luneva @supinatra, con opere visionarie in cui gli elementi della natura vengono ricontestualizzati diventando make-up, abito, corpo. Nelle sue opere visive il confine tra moda e natura svanisce, tutto diventa possibile: la scarpa è sorretta da una rosa che si fa tacco, il polso di una felpa è in petali di campanule, foglie tropicali diventano maschere e occhiali da indossare.
Sono questi solo alcuni esempi che dimostrano come l’argomento sostenibilità stia diventando oggi contenuto oltre che contenitore, messaggio oltre che prodotto, cultura oltre che claim. Sono ancora molti i nodi da sciogliere, l’inquinamento prodotto da molte aziende della moda nel mondo ha numeri vertiginosi, seppur report ufficiali provano che si stia lavorando a nuove pratiche di contenimento, ma intanto fa ben sperare l’approccio di altrettante aziende che intendono trasmettere un messaggio chiaro e fortemente attrattivo per coinvolgere attivamente milioni di interlocutori.
È così forse che può venirsi a creare una nuova tendenza culturale, ampiamente diffusa, volta a ristabilire il naturale ordine delle cose, un concetto antropologico che riaccende i sensi anestetizzati dalle estensioni tecnologiche in cui a volte ci illudiamo di vivere e che ci riporta con i piedi per terra, ad avvertire quei granelli crocchiare sulla pianta del piede, ad annusare l’odore dei campi bagnati dalla pioggia, a sentirci parte di questo mondo.