Vestirsi di aspirazioni. L’opera ‘Persona’ racconta di noi

Presentata alla Biennale Arte di Venezia 2022, all’interno del padiglione Uruguay, l’opera ‘Persona’ di Gerado Goldwasser racconta cose diverse, piuttosto esplicite, rendendo innegabile il fatto che vestiamo di ciò che in qualche modo rappresenta il nostro essere, o di quello che vorremmo essere.

Uno specchio ed una pedana su cui salire, da cui possiamo guardare ed identificare nel nostro riflesso, controllando con quella attrazione spesso narcisista come stiamo: se siamo davvero noi l’immagine riflessa o se qualcosa è fuori posto. Forse non ci riconosciamo vedendo quello che vedono gli altri, ci scopriamo mentre lo sguardo scorre e scopriamo di essere appendici del nostro sentire.

Non è inusuale riconoscere l’aspirazione di una persona o la sua appartenenza osservando di cosa si adorna, ed è buffo vedere come persone degli stessi ambiti si adeguino ad un certo stile, divise sociali dell’immaginario culturale, affinché gli altri ci riconoscano, ci attribuiscano una certa appartenenza, dandoci casa e tregua.

La famiglia dell’artista ha visto diverse generazioni di sarti e Goldwasser ha scelto di affrontare la tematica dell’abito utilizzando grandi bobine di lana nera, con cartamodello appuntato, Mesa de corte, la sua Medidas rigide, una lunga sfilata di maniche El saludo.

Con la curatela di Pablo Uribe e Laura Malosetti Costa, il progetto è stato ispirato da due manuali tedeschi di sartoria che Goldwasser ha ereditato da suo nonno, recluso per 16 giorni in un campo di concentramento ed obbligato a realizzare uniformi per i nazisti, un progetto di omologazione della persona. Oltre a contenere le indicazioni per le uniformi all’interno di questi testi c’erano le istruzioni per vestire l’intera società, collocando ognuno al proprio posto.

Persona’ è la riflessione sulle regole sociali e sartoriali, sugli schemi da seguire ed eseguire, sulla massa e l’individuo che ne fa parte, individuo che cerca sé stesso attraverso la visione dell’altro.

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