L’interesse che Miuccia Prada ha sempre avuto nei confronti del mondo dell’arte e del collezionismo d’arte non è mai stato un segreto, eppure questa sua passione non viene mai lasciata trapelare nelle sue collezioni di moda o nelle sue boutique a differenza invece di tanti altri famosi fashion brand.
È stata infatti la stessa Miuccia ad affermare più volte la propria volontà di tenere ben separati il mondo della moda ed il mondo dell’arte, al fine di evitare così dei connubi forse in certi casi troppo forzati e artificiosi. Tuttavia è impossibile citare il nome della maison Prada senza pensare al legame che unisce a doppio filo questa casa di moda con l’arte.
Fin dagli inizi degli anni Novanta, infatti, Miuccia Prada comincia, insieme al marito e socio in affari Patrizio Bertelli, a collezionare opere di arte contemporanea dei più importanti artisti degli anni Sessanta, dai minimalisti americani a Lucio Fontana o Damien Hirst.
È nel 1993 che i due coniugi danno vita a Milano alla Fondazione Prada, un centro dedicato all’arte e alla cultura contemporanea, con mostre d’arte permanenti ed esposizioni temporanee, concerti, mostre fotografiche, proiezioni di film e spettacoli di teatro e danza. Miuccia Prada ed il marito erano però colleghi d’affari già da qualche anno.
Nel 1978 infatti Miuccia ereditò l’azienda di famiglia che fin dalla sua fondazione, nel 1913, era specializzata in pelletteria ed accessori, ma che con il suo arrivo venne rivoluzionata radicalmente. Proprio dal 1978, infatti, venne lanciata la prima collezione di scarpe e successivamente, nel 1988, si ebbe l’importante passaggio all’abbigliamento con la prima collezione pret-à-porter per donna. Lo stile della maison riflette chiaramente l’animo e il carattere della sua creatrice, Miuccia.
Prada, come ai tempi della sua ideazione, è una maison di rottura, dallo stile iconico, minimale ma mai banale. Fin dalla prima collezione infatti è evidente come la casa di moda non sia mai scesa a compromessi con lo sfarzo e l’opulenza degli anni Ottanta, realizzando un proprio percorso o meglio un proprio stile, basato su linee minimal, con l’attenzione al dettaglio sartoriale, ai tessuti innovativi e all’utilizzo di colori scuri e neutri.
L’obiettivo è sempre stato quello di far sentire libera la donna che veste Prada, sicura nell’ essere sé stessa, senza seguire alcun tipo di stereotipo imposto dalla società. Ecco allora che in passerella la maison, e quindi Miuccia, presenta un femminismo più concettualizzato, che senza grandi manifestazioni mostra comunque una grande forza d’animo.
Tornando alla Fondazione Prada, lo spazio è suddiviso in tre sedi: la principale presso Largo Isarco 2 a Milano, nel quartiere Vigentino, si estende per circa 20.000 metri quadri, la seconda, all’interno della Galleria Vittorio Emanuele II, denominatal’Osservatorio Prada, un luogo dedicato alla fotografia e ai linguaggi visivi che sottolinea il rapporto che si viene a creare tra la fotografia, l’arte contemporanea e la società, ed infine la terza sede, dislocata a Venezia presso il Ca’ Corner della Regina.
Il critico d’arte Germano Celant, scomparso nel 2020, è stato il primo direttore artistico della Fondazione e dal 2015 anche soprintendente artistico e scientifico della stessa, per cui ha concepito e curato più di quaranta progetti espositivi.
Celant fu definito più volte, contro la sua volontà, il padre dell’arte povera, corrente artistica a cui egli stesso diede il nome e di cui creò le fondamenta. Egli diede un grande contributo alla crescita di fama della Fondazione e più volte è stato descritto come un punto fermo tra i continenti, un uomo, cioè, capace di mettere in relazione come pochi la cultura italiana con quella internazionale, europea o americana che sia.
La sua capacità di andare al di la dell’arte e di saper toccare diverse discipline fu fondamentale per la gestione di uno spazio come la Fondazione Prada, luogo in cui di fatti non vive solo l’arte nel senso più stretto di questa parola, bensì tutte le sfaccettature che essa rappresenta e contiene.
La Fondazione Prada, fortemente connessa con la città di Milano ed i suoi cittadini, non va considerata come un classico museo in cui andare ad osservare le opere d’arte in mostra, ma è un vero e proprio spazio culturale e di aggregazione, un luogo in cui la propria curiosità si risveglia in modi diversi, una realtà italiana tra le più visionarie in cui agli artisti è consentito di attuare le idee più stravaganti o irrealizzabili.