Ciò che è stato detto, letto e scritto su Alessandro Michele sembra essere solo l’inizio di una straordinaria storia nel mondo della moda. Dal momento in cui questo giovane romano è esploso sulla scena, il suo percorso è stato un susseguirsi di apprezzamenti, critiche, provocazioni e supposizioni.
Classe 1972, il sogno di diventare scenografo, che potrebbe aver realizzato in un certo senso grazie alla sua visione unica della moda, il percorso di apprendistato accanto a figure come Karl Lagerfeld, Silvia Venturini Fendi e Frida Giannini.
Nel 2015, Marco Bizzarri gli offre la direzione creativa di Gucci e con soli sette giorni di tempo, Michele presenta una collezione uomo che anticipa l’estetica unica che sarebbe divenuta la sua firma: genderless, eccentrica, esasperata ed eterea.
Il successo arriva in rapida successione, con stimoli creativi, presenze su red carpet e amicizie nello show-bitz. Michele stesso è circondato dall’aura tipica di un’opera d’arte, dalle sue apparizioni apparentemente trasandate a fine sfilata, in netto contrasto con le sue creazioni, alle comparse pubbliche in cui si trasformava.
Ricordiamo il Met Gala del 2022, nelle vesti di gemello di Jared Leto, uno dei suoi ambassadors, o il Met Gala del 2019, in cui indossava abiti di porpora olografica al fianco di Harry Styles, il perfetto esempio della riuscita estetica Gucci-Michele.
La passione per la gioielleria, ereditata dalla nonna e l’espressionismo social silente contribuiscono a creare un’immagine di Michele come qualcosa che va oltre il semplice personaggio pubblico. Le sue stories sui social sono criptiche, raffigurano dettagli d’arte e paesaggi antichi, offrendo uno sguardo personale che va oltre l’apparenza.
Nel 2022, Michele annuncia la fine della sua collaborazione con Gucci. I suoi seguaci, quasi come adoratori, hanno vissuto un lutto e speculato sulla fine di un’era per Gucci, sperando in una nuova direzione creativa di Michele in una Maison che gli avrebbe concesso ancora più libertà espressiva. Aspetto fondamentale: la moda è anche business, ed il Gruppo Kering ha scelto una visione divergente da quella di Michele.
“Il rapporto più intimo che abbiamo con un oggetto” – così Michele descrive la moda, spogliandola di canoni e pregiudizi. La sua visione disinteressata al mercato della moda e la scelta di seguire il proprio gusto personale hanno trasformato il mondo moda-marketing in un’arte autentica.
La sua filosofia artistica va oltre il design, abbracciando la passione per l’arte, la musica e la letteratura: Michele fa della sua espressione stilistica un’opera d’arte, invitando al disordine della libertà in un mondo che cerca l’ordine e la minimalità estetica.
Le radici sono nell’infanzia, nell’idea che durante il carnevale tutto sia possibile. Michele invita a vivere la libertà fanciullesca anche nell’età adulta, sfidando le convenzioni con le sue creazioni. “Utilizzo l’ordinario per addizionarlo ad un elemento solo che fa diventare stranissimo l’ordinario”, afferma, mostrando sovrapposizioni, colori e imperfezioni nelle sue collezioni, trasformando ogni sfilata in uno spettacolo teatrale incantevole.
Si brama un suo ritorno sulle passerelle, chi lo sogna da Chanel, chi lo immagina in veste di direttore creativo di Bulgari, chi spera in un exploit indipendente, ma Alessandro Michele è molto di più: è un genio che ha tanto da dire e raccontare, una sorta di leggenda vivente che paradossalmente potrebbe insegnare la moda (la vita, come sostiene in più occasioni – “la moda si è ripresentata a me ed ha detto: piacere, sono la vita”) anche seduto al tavolino di un bar in piazza.
Non si può pensare ad Alessandro Michele senza meravigliarsi: il più grande regalo che ha fatto agli individui, attraverso le sue creazioni, è stato abbattere il concetto di binarismo ed elevare quello di corpo come territorio di liberà.