Come sarebbe un opera d’arte indossabile? La moda cerca di dare una risposta a questa domanda dalla sua nascita. Designer, stilisti, artisti hanno cercato il connubio perfetto tra arte e moda, tra concetto e funzionalità. Alexander MCQueen, Elsa Schiaparelli, Martin Margiela, Miuccia Prada, sono solo alcuni dei grandi nomi che nella storia della moda sono stati ispirati da correnti artistiche.

Il passato non è l’unico che porta con sé grandi collaborazioni. Louis Vuitton ci ha abituato infatti al binomio arte-moda, portando a cadenza annuale dal 2018, le sue ArtyCapucines.

Ma cosa sono? La Capucine è un modello di borsa introdotto dalla maison nel 2013, che è presto diventato un top seller nella sua categoria. Il brand ha subito capito le potenzialità che poteva offrire, che poteva essere la tela bianca perfetta.

Quest’anno non è stato da meno.

La maison ha chiamato a raccolta sei artisti da tutto il mondo perché imprimessero sulla borsa la loro visione dell’arte e della moda. Amelie Bertrand, Daniel Buren, Ugo Rondinone, Peter Marino, Park Seo-Bo e Kennedy Yanko sono i nomi prescelti.

Ognuno di loro ha avuto carta bianca e ognuno di loro ha creato qualcosa di unico e irripetibile.

AMELIE BERTRAND

La borsa forse più eccentrica delle sei, brilla nel buio. Questo è reso possibile grazie a un innovativo trattamento con pigmenti, che unito ai colori già sgargianti ci trasportano subito a Los Angeles, su una spiaggia assolata o fuori da un nightclub. Un paio di fiori sovradimensionati e una catena, entrambi elementi ricorrenti nel lavoro di Amelie Bertrand, decorano ulteriormente la borsa. Questi due ciondoli sono dipinti come ombre e la silhouette della catena è impressa nella pelle.

DANIEL BUREN

Buren invece ha visto la borsa come un oggetto scomponibile, i cui elementi potevano essere usati per creare qualcosa di nuovo. Due elementi sono emersi, il cerchio e il trapezio. Per poter rendere l’effetto desiderato dall’artista, la maison ha dovuto alterare la struttura classica della Capucine, rendendola quindi unica nel suo genere. Il manico, un semicerchio completato grazie all’effetto specchio, è bianco e nero, lucidato con finitura satinata. Per noi di Madìn è un grande richiamo agli anni 60!

UGO RONDINONE

L’artista svizzero ha riportato sulla borsa due suoi temi ricorrenti; i clown e l’arcobaleno. I colori fanno da protagonista e l’utilizzo delle perline, 15000 tutte applicate a mano, dà alla borsa una texture paragonabile a quella della pittura. Grumosa, materica e brillante. Il manico è in resina traslucida lavorata a mano, progettata in modo che in piena luce i suoi colori vengano “riflessi” sulla patta della borsa.

PETER MARINO

Marino si è ispirato a una scatola medievale vista in un edificio del XIV secolo a Venezia. Collocata vicino alla scala monumentale progettata dall’architetto italiano Mauro Codussi, la scatola era dotata di cinghie e di una chiave medievale, elementi che Marino ha ricreato sulla borsa iconica di Louis Vuitton. Il monocromo nero è un grande cavallo di battaglia dell’architetto.

PARK SEO-BO

Fondatore del Dansaekhwa, un movimento nato all’inizio degli anni Settanta che ha rivoluzionato la tradizione pittorica coreana, ha voluto imprimere sulla pelle una delle sue opere più celebri, parte della serie “Écriture”. Per ricreare la texture tattile dell’immagine, la pelle di vitello della borsa è stata trattata con un effetto “coup de pinceau” simile a una pennellata, prima di applicare con cura alla pelle un’iniezione di gomma 3D altamente dettagliata, basata su una scansione del dipinto.

KENNEDY YANKO

L’ultima artista ha anche essa lavorato sulla consistenza della borsa pensando però a come non alterare la sua funzionalità. La pelle ha volutamente un effetto sporco, rovinato, che è stato realizzato con stampa 3D e in seguito rifinito a mano con pigmento oro. La borsa è anche incredibilmente versatile: rimuovendo il manico in pelle si trasforma in una clutch.

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