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Lo scenario di Maison Margiela: Artisanal ss24

John Galliano is back! Sembra di essere tornati alla sera in cui il fashion system lo cacciò, fra i tavoli di quel bar, nella notte di quel dicembre. Le parole suonate raccontano la punizione, la solitudine, la fuga e il rifugio trovato qui, sotto il ponte Alexandre III. Perdere tutto e trovare se stessi. “It’s me myself and I”, siamo io e me suona Lucky Love.

La sua estetica, che ci aveva ammaliato come mai nessun altro era stato capace in Dior, adesso è qui in Maison Martin Margiela, potente nella sua verità. E in questo scenario intimo e onirico c’è tutto il racconto del sé: i segni di un bustier stretto da togliere il fiato, lo sfarzo ingannevole di una collana di perle, le crepe sul pavimento.

Protagoniste sono le sue bambole di sempre, adesso rotte, si rialzano dalla polvere e riprendono a camminare, sbilanciate, dinaccolate, rattoppate. Le texture sono logorate, le silhouettes costruiscono nuovi volumi con cui mettersi a nudo nella propria fragilità e bellezza. Alcuni di questi ricordano i look timeless creati a suo tempo per Dior, oggi zoombie tornati da un lungo silenzio.

La moda ci offre l’illusione di appartenere a un mondo appositamente disegnato, ci invita a sognare e a comunicare attraverso un concept e la costruzione di Abiti da abitare. Quando la moda tornerà a far capo alla sensibilità stilistica con cui soltanto un creativo può esprimersi, lontano dalla mercificazione del prodotto, forse torneremo ancora a commuoverci, a identificare un capo con un’emozione, a raccontare la personalità di ciascuno come dimostra oggi questa sfilata, capolavoro dirompente di un decennio noioso, ordinato e spesso fin troppo signorile.

Vedi qui la sfilata http://h5ps://www.youtube.com/watch?v=DgMJq67ZOwE

Courtesy of Pantone 5

Peach Fuzz, l’abbraccio dell’alba per un nuovo inizio

Il Pantone Color Institute, servizio di consulenza interno a Pantone che prevede le tendenze cromatiche globali e fornisce consulenza alle aziende sul colore nell’identità del marchio e nello sviluppo del prodotto per l’applicazione e l’integrazione del colore come risorsa strategica, ha decretato il colore ufficiale del 2024, e questa volta a rappresentare l’anno in corso sarà il Pantone 13-1023, anche detto “Peach Fuzz”. 

L’annuncio non segna solo una svolta di tendenza nel colore generale rispetto all’anno appena passato ma anche il 25º anniversario del programma Pantone Color of the Year, iniziato nel ‘99 quando venne annunciato il primo colore da parte di Pantone, il 15-4020, “Cerulean Blue”. Questa iniziativa si era proposta come obiettivo il voler riflettere attraverso una scelta di carattere cromatico lo stato d’animo della società a livello globale.

Peach Fuzz nella sua leggera sonorità trasmette in chi lo osserva una sensazione di calorosa bontà e cheta morbidezza. Attraverso questa sfumatura, che ricorda un’alba romantica, si insinua in noi la convinzione di poter sempre avere la possibilità di rincominciare da capo, in un periodo storico dove più che mai è importante perseverare nella ricerca di una qualsiasi speranza.

La pandemia di COVID-19 unita tutti gli avvenimenti socio politici che hanno travolto il mondo negli ultimi anni hanno reso le comunità sempre più tese e distaccate le une dalle altre. Attraverso la scelta di questo colore, Pantone sembra voler sottolineare quanto invece il senso di comunità e la gentilezza possono essere un valore aggiunto a quello che è il comporsi della società, donandoci un senso di pace interiore, che abbiamo il dovere di condividere con il mondo che ci circonda, invitandoci inoltre ad arricchire e nutrire la nostra mente in una colorazione tenue e sofisticata che crea una chiara amalgamazione d’idee fra antico e contemporaneo.

A seguito di tale scelta, Laurie Pressman, Vicepresidente del Pantone Color Institute ha dichiarato:

“Con il Pantone Color of the Year 2024 di quest’anno, vediamo una maggiore attenzione verso la comunità e le persone di tutto il mondo che riformulano il modo in cui vogliono vivere e valutano ciò che è importante, ovvero il conforto di essere vicini a coloro che amiamo. Il colore è quello il cui abbraccio caldo e accogliente trasmette un messaggio di compassione e la cui accogliente sensibilità unisce le persone e arricchisce l’anima”

Un cambio di rotta evidente rispetto a quello che fu il colore del 2023, Viva magenta 18-1750, che racchiudeva in sé delle sfumature scure dall’impatto più crudo e violento, quasi in linea con i tragici eventi che hanno scandito lo scorrere dell’anno passato.

Il colore ha trovato già largo uso nel mondo dell’Interior design, da quest’ultimo ritenuto creatore di atmosfere accoglienti e tranquille, costruendo spazi volti al relax e alla crescita personale. Questo colore sembra infatti donare a chi lo guarda delle sensazioni che vanno oltre la vista ma che nutrono anche il gusto e l’olfatto, ricordando il dolce frutto che tutti noi abbiamo assaggiato nelle calde giornate d’estate e che ci ha donato sollievo attraverso la sua freschezza e la dolcezza in esso racchiuse.

I suddetti ricordi che questo colore rifiorisce, contribuirebbero a istigare in noi dei pensieri di tranquillità che possono aiutarci a rivivere i momenti più idilliaci della vita riportandoci nel passato preparandoci però per il futuro, ricordarci perché bisogna stare vicini alle persone che amiamo in un abbraccio caldo e accogliente.

Un colore che sussurra innovazione e guarigione, ricerca della serenità e di una felicità non esclusiva, ma che può essere condivisa, amata e provata da tutto il genere umano, qualcosa di cui tutto il mondo, ora più che mai, necessita.

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“Una di noi”, il ritorno a Firenze di Luca Magliano

Una lunga discesa dalla scala frontale del Nelson Mandela Forum di Firenze segna l’inesorabile ritorno nel capoluogo toscano di Luca Magliano, che presenta ufficialmente la sua collezione Fall/Winter 2024-2025 in occasione di Pitti 105.

La collezione presenta un assortimento di cappotti oversize e capi di maglieria riutilizzati come giacche, completi eleganti la cui morbidezza accarezza gli occhi dello spettatore e borse in plastica che fungono da accessori, completano poi l’opera calzature da lavoro riadattate in chiave street. Questo “ricco” assortimento trova in sé anche spazio per la politica, con una t-shirt rappresentante una caricatura di Leonardo da Vinci imbrattata dalla dicitura «Leonardo una di noi». 

I capi della collezione sono stati sviluppati in collaborazione con brand di punta della manifattura made in Italy: Untag (Per i binder); Borsalino (Per i cappelli); Kiton (Per i capi sartoriali).

I modelli percorrono la scalinata in un ritmo lento, costante, pigro, quasi trascinato, non curante della velocità con cui il mondo avanza intorno a loro nel suo continuo defluire d’impazienza.

Completa l’esibizione un’impegnativa risalita della scalinata, stavolta di spalle, sulle note di “La domenica delle Salme” di Fabrizio De Andrè e Mauro Pagani. Il brano, da sempre stendardo della tipica provocazione deandrediana, rappresenta il rifiuto della sempre più dilagante stretta del politicamente corretto in un’atmosfera ribelle e irreverente, calata su di un mondo di cupo sconforto.
Gli abiti di questa collezione sembrano rappresentare il mondo che ci circonda. Ciò che può sembrare un accostamento pigro e senza impegno, in realtà nasconde un significato più profondo.

Esso non è il risultato del tanto famoso “tuffo nell’armadio” ma bensì un’espressione pura e semplice di individualità in un mondo che dopo guerre e pestilenza tenta di ritrovare un’armonia nella sua semplicità.

Pitti Uomo si sa, è da sempre la kermesse della moda maschile ed è proprio in questo che Magliano tenta di differenziarsi dando spazio anche alla figura femminile, riadattata in chiave più fluida, confermando per l’ennesima volta il superamento del concetto che fu la distinzione tra capo da uomo e capo da donna. Tutti i modelli infatti, sebbene di generi diversi, appaiono androgeni e perfettamente adagio nella loro essenza, che va oltre il genere di nascita.

La collezione rielabora il tradizionale concetto di mascolinità in una chiave più moderna e rilassata, senza dimenticarsi di lasciare un’impronta queer sul terreno dove il dandy e lo skater hanno trovato il connubio.

A cinque anni dal suo debutto in Pitti, Magliano lascia dietro di sé una passerella dal messaggio politico deciso e forte, anche nella sua semplicità attraverso un’eleganza esclusiva, ma popolare.

Federica Scillia_laboratorio_gioielli

Quando l’arte incontra il design: i gioielli di Federica Scillia

Federica Maria Scillia è una giovane orafa siciliana, designer del gioiello e gemmologa, è anche la
creatrice della collezione “Les Petites”.

Federica Scillia nel suo laboratorio | Fotografia di Simona Di Stefano @simonadst

Classe 1991, nasce a Palermo, e dopo aver conseguito la maturità classica, Federica, sceglie di
frequentare l’Harim, Accademia Euromediterranea di Catania, che le consente di approfondire e
perfezionare le proprie capacità pratiche e artistiche nel settore orafo. Filo conduttore di tutta la sua
vita è stata, infatti, la passione per il disegno e la creazione artigianale, il particolar modo di monili
preziosi.
Conseguito il Diploma di Laurea nell’anno 2017, Federica partecipa e vince un concorso
indetto dalla Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte di Milano che le consente di intraprendere uno
stage lavorativo presso il laboratorio orafo del maestro Salvatore Messina, a Catania, per
perfezionare e mettere in pratica quanto appreso durante gli studi.

Sviluppatesi le sue già innate capacità di apprendimento e di creatività, e subito dopo aver terminato
lo stage, la giovane designer viene assunta dal maestro Messina e per arricchire il proprio bagaglio
professionale, consegue anche un diploma di gemmologia presso IGI Antwerp.
Noi di Madin siamo andate ad intervistarla direttamente nel suo laboratorio:


Raccontaci chi sei!

Sono un’orafa, designer del gioiello e gemmologa orgogliosamente siciliana, ma prima di essere
quanto detto, indubbiamente, sono una “dreamer” una persona che crede nelle proprie potenzialità e
nei propri sogni.


Come nasce la passione per i gioielli?

Indubbiamente la persona che mi ha trasmesso la passione per i gioielli è stata mia madre. Ricordo
che quando ero piccola la ammiravo mentre li indossava, ma, non desideravo solamente emularla,
io avevo desiderio di creare dei gioielli. Ho ritrovato un quaderno, che custodisco gelosamente,
dove da bambina disegnavo le mie parure preziose. Da adolescente, grazie all’aiuto di mio padre e
di alcuni strumenti rudimentali ho poi cominciato a realizzare i miei primi gioielli in filigrana
d’argento.

Dettaglio saldatura | Fotografia di Simona Di Stefano @simonadst


A cosa pensi quando crei?

Immaginate gli ingranaggi di un orologio, perfetti e coordinati tra loro, ecco, questa è l’idea che ho
della mia mente quando creo. Bisogna stare attenti a non commettere errori di esecuzione durante le
varie fasi di lavorazione del gioiello, ma nello stesso tempo, da designer, bisogna saper mettere quel
dettaglio in più per arricchire e rendere unico il gioiello che stai creando.


Come si chiama la tua prima collezione?

La mia prima collezione si chiama “Les petites” realizzata interamente a mano in oro e argento.
Design minimal e linee sottili, questa collezione è stata ideata per chi vuole indossare un dettaglio
prezioso.
Ho voluto provare a mettermi in gioco in prima persona, per la prima volta e devo dire che è andata
piuttosto bene, i gioielli sono stati apprezzati dalle clienti di tutte le età.


Progetti in cantiere?

La vita di un designer è sempre un “cantiere”, ho mille progetti per la testa, ma concretamente sto
già realizzando la collezione primaverile per la linea “Les petites”.

Visita il profilo di madin su Instagram per scoprire il video!