Memory capsule: l’Archivio Max Mara

L’Archivio di Max Mara è il crocevia tra il passato ed il futuro tra la memoria e la creazione contemporanea. Struttura fondamentale su cui si muove l’intera azienda, l’Archivio di Max Mara è situato in un palazzo Liberty, un antico calzificio del 1911 a Reggio Emilia, vecchia sede del gruppo Max&Co. All’interno dell’Archivio è conservato un pezzo importante della storia della moda italiana a cui fa capo la curatrice Federica Fornaciari che dal 2003 ha costruito l’Archivio per conservare la memoria storica della maison.

L’Archivio ogni anno si arricchisce di nuove acquisizioni e di collezioni private. All’interno di quest’area il BAI, Biblioteca e Archivio d’Impresa, ho svolto il mio stage che è terminato lo scorso marzo, periodo nel quale sono stati festeggiati i 70 anni dalla fondazione di Max Mara. Ho ammirato e scrutato la memoria storica del brand che viene archiviata con metodo e passione che contraddistingue il brand e costituisce un punto di riferimento importante nella cultura della moda italiana.

Antonio Mancinelli, Viaggio nell’Archivio storico di Max Mara, D – La Repubblica, 13 Nov 2021

Il palazzo è distribuito su tre piani in cui convergono la Collezione Vintage (che raccoglie capi di alta moda di vari designer e capi boutique nazionali e internazionali), la Collezione Storica (che conversa i capi della Maison) e le collezioni di donazioni private e riservatissime.

Nelle due sale principali a pian terreno, sono conservate le riviste storiche e monografie di moda nazionali e internazionali. La Biblioteca che si trova nell’Head Quarter di Max Mara in Via Maramotti raccoglie riviste di periodici, monografie e tendenze che forniscono l’area creativa e gli uffici stile Collezioni di riviste femminili (italiane e non) e bozzetti dei grandi designer come Karl Lagerlfel e Jean-CharlesDe Castelbajac che hanno lavorato con l’azienda come consulenti esterni.

Biblioteca ed Archivio fanno parte dell’area BAI: Biblioteca come ricerca nel presente, Archivio come ricerca nel passato, Impresa come ricerca applicata al futuro. Ricerca e ispirazione, ed Heritage aziendale: sono le due “anime” di BAI che dialogano insieme in un contesto stimolante e attivo.

Alessandro Grassani, In MaxMara’s Archive, Decades of Italian Fashion History, The New York Times, 19 Set 2018

La storia del brand è molto conosciuta, è stata fondata nel 1951 a Reggio Emilia da Achille Maramotti. L’obiettivo del fondatore è introdurre il processo industriale americano nella cultura sartoriale per creare il primo prêt-à-porter italiano. La parola «Max» è un superlativo, «Mara» è un diminutivo del cognome del fondatore.

Maramotti sceglie il cappotto maschile come icona per il guardaroba femminile. Il cappotto Manuela diviene il capospalla distintivo della casa, in puro cammello con collo a revers, tasche sui fianchi, chiusura a vestaglia e cintura in vita.

Nel 1981, la stilista francese Anne-Marie Beretta, disegna il cappotto 101801, in lana e cashmere di color cammello, contraddistinto dal “puntino”, cucitura tipica dei completi sartoriali da uomo. Attualmente il gruppo opera attraverso una holding (Max Mara Fashion Group) e diverse società operative. Le principali sono sette: Max Mara, Marina Rinaldi (dal nome della nonna di Achille Maramotti), Manifatture del Nord (marchi Pennyblack, Max & Co), Marella, Maxima (rete commerciale), Imax (maglieria) e Diffusione Tessile.

Alessandro Grassani, In MaxMara’s Archive, Decades of Italian Fashion History, The New York Times, 19 Set 2018

Nel 2006 a Berlino è stata celebrata la prima tappa della mostra «Coats! Max Mara, 55 anni di moda italiana» che racconta il viaggio del brand, a cui si sono aggiunte altre quattro tappe internazionali negli anni successivi.

In archivio confluiscono tantissimi pezzi di mondo a cui Ian Griffiths, direttore creativo dell’azienda contribuisce da sempre con la sua passione per il vintage. E la ricerca di capi e accessori rari insieme a Laura Lusuardi, fashion coordinator del gruppo in cui entrò diciottenne nel 1965. Qui si trova una parte della collezione di Carine Roitfeld, che cura l’immagine del brand, ma anche abiti antichi con servati in scatole ricolme di carta velina, completi appartenuti a Coco Chanel e, naturalmente, tutto lo storico dei cappotti Max Mara.

In Archivio è severamente vietato fare le foto. Le foto riportate sono foto reference di articoli italiani sulla moda da quando l’Archivio di Max Mara ha deciso di aprirsi ai giornalisti negli ultimi anni. Ma rimane pur sempre un luogo di nicchia, chiuso e riservato.

    Peter Lindbergh, Sportmax Fall/Winter 1985/86
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HAPPY NEW FASHION YEAR! Il Capodanno della Moda

Settembre ha da sempre molti significati; le scuole ricominciano, si torna alle proprie case e si inizia a dimenticare il benessere delle ormai lontane vacanze. Si può quasi dire che sia settembre il vero inizio dell’anno, non gennaio. Per la moda questo è legge; settembre è l’inizio di una nuova stagione, di nuovi trend, di nuovi incontri e di nuova energia creativa.

E come rappresentare questo nuovo inizio se non attraverso quel mezzo che è sempre stato prediletto dal mondo del fashion? Le edizioni di settembre delle più grandi testate di moda del mondo si riempiono di servizi fotografici meravigliosi, realizzati con look più cercati delle ultime sfilate, indossati da modelle, attrici, influencer, cantati o figure rilevanti dello star system. Ma soprattutto le edizioni di settembre sono vere e proprie guide ai trend del anno che verrà; i brand che ben sanno cogliere l’opportunità di vendere, allocano un budget considerevole al marketing e alla pubblicità, realizzando campagne che sfiorano il mondo dell’arte. Un esempio può essere la nuova campagna di Balenciaga, ricca di vip nei look più iconici della Fall 2022 Ready-to-wear.

Tornando ai magazine, Vogue, re incontrastato nel mondo dell’editoria di moda, fa gara ogni anno per presentare le edizioni più ricche e innovative del mese. Le quattro principali, che sono Usa, Francia, Inghilterra e Italia, sono le prime a far uscire le loro copertine a fine agosto, regolando il tono che dovranno avere le altre edizioni del magazine.

Vogue Italia, sotto la direzione di Francesca Ragazzi, ci presenta Gigi Hadid come non l’abbiamo mai vista. Drammatica come una gran dama del teatro, fissa l’obiettivo con occhi bordati di nero, a contrasto con il biondo platino dei suoi capelli cotonati all’insù. La frase è chiara; nuovo inizio, nuovo modo di approcciarsi alla moda ma anche nuovo modo di vedere Gigi, che si dice stufa di rappresentare sempre lo stesso stereotipo di donna. 

Per fare questo era necessaria un’accoppiata d’eccezione; hanno unito le forze infatti la celebre fashion editor Grace Coddington e il nuovo talento della fotografia Rafael Pavarotti. È dal loro lavoro in sinergia che sceglie di ripartire Vogue Italia.

Vogue Usa, al cui vertice troviamo sempre Anna Wintour, parla sempre di un nuovo mondo ma sceglie una copertina dai colori più morbidi e tenui, fotografando Serena Williams davanti al mare in un abito azzurro cielo. Nell’inserto della copertina vediamo una bimba, Olympia la figlia della Williams, tenere lo strascico del Balenciaga indossato dalla madre. La fine della carriera da tennista di Serena segna anche l’inizio per lei di un nuovo capitolo, più calmo ma non meno eccitante, la maternità.

Ancora, Vogue British, splendidamente guidato da Edward Enninful, riporta Linda Evangelista sulla cover, dopo il lungo periodo di assenza della modella, causato da un intervento estetico andato male. Il tema del nuovo inizio ci segue anche in Inghilterra, dove anche se non è sbandierato nel titolo, è dimostrato dall’immagine, tanto semplice quanto potente. Evangelista è coperta quasi completamente, ma il rosso che la contorna, da sempre colore associato al potere e alla forza, catalizza la nostra attenzione su i suoi occhi e ci fa quasi dimenticare il motivo della sua assenza.

Vogue France, diretto da Emmanuele Alt, torna a capofitto sul tema della novità, proponendo Kate Moss in un look che ha del futuristico. I toni del blu e dell’azzurro fanno da padroni, dando alla foto una consistenza liquida ma appuntita allo stesso tempo. Qua il senso di nuovo viene dato dalla sottile promessa di un futuro sfavillante, di una moda ancora più glamour e sempre creatrice di sogni.

Chiudo questa piccola rassegna con un vero inizio. Vogue Philippines apre i battenti e dedica il suo primissimo numero, in uscita proprio a settembre, a celebrare la bellezza filippina, portando in copertina luoghi iconici e modelle dalla delicata bellezza. I colori terrosi sono protagonisti, andando perfettamente a adeguarsi alla natura dello sfondo. A Bea Valdes, nuova editor-in-chief, vogliamo augurare che questo settembre sia solo il primo di una lunga serie per il suo Vogue, che si presenta elegante e fresco. Forse la ventata di novità necessaria non solo per questo mese ma per tutto il fashion system.