Sessant’anni e ancora nessuna intenzione di uscire dalle pagine dei manuali di stile. Il Mondrian dress — l’iconico tubino a blocchi di colore che Yves Saint Laurent trasformò in opera d’arte da indossare — compie 60 anni e continua a essere uno dei capi più riconoscibili di sempre.
In un’epoca in cui la moda corre veloce, questo abito resta una certezza: semplice, grafico, audace. Un promemoria vivente di quanto una buona idea, quando incontra il momento giusto, possa diventare leggenda.

Il 1965 e l’aria di rivoluzione
La Parigi del 1965 era ancora la capitale indiscussa della haute couture, ma qualcosa nell’aria stava cambiando. Gli anni Sessanta sono storicamente uno dei decenni più ricchi di contaminazioni: i giovani iniziavano a sovvertire le vecchie regole e il vento che avrebbe portato al ’68 iniziava già a soffiare.
E questo avrebbe acceso presto grandi novità anche in fatto di moda: lo streetwear e i mini dress in lurex. E ancora Londra, con i suoi “Swinging Sixties” che soppianta Parigi nel suo ruolo di città della moda.
Esattamente in questo contesto si inserisce, l’allora ventinovenne Yves Saint Laurent, enfant prodige della moda francese, sempre ribelle elegante.
E mentre la moda francese continuava a parlare il linguaggio dell’eleganza borghese, lui ne riscriveva la grammatica.Proprio da questi sentimenti di rottura nasce l’iconico abito Mondrian, in vendita all’epoca a 130 mila lire e conservato oggi come opera d’arte al Victoria and Albert Museum di Londra. Un colpo di modernità geometrica, senza fronzoli né nostalgie.
Un abito che portava il rigore dell’arte astratta dei Sessanta direttamente sulle silhouette dell’alta moda, avvicinando l’élite culturale borghese al nascente prêt-à-porter. E non era nemmeno un pezzo unico, come spesso si pensa: Saint Laurent presentò una serie di sei modelli ispirati al pittore olandese Mondrian, all’interno di una collezione che dialogava anche con Poliakoff e Malevič.

Georges Pompidou Center in Paris. The Mondrian dresses were made in 1965.
(AP Photo/Remy de la Mauviniere)
Mondrian per ridefinire la femminilità
Secondo il New York Times, Saint Laurent non fu il primo ad ispirarsi alla grafica austera di Mondrian. Infatti, prima di lui, la sarta la sarta francese Michèle Rosier usò la stampa Mondrian per creare abiti in jersey.
Quanto a Piet Mondrian, padre del neoplasticismo olandese, amava e aspirava all’essenziale nella sua arte. Un’estetica apparentemente semplice, che non prevedeva prospettiva e curve nelle forme, ma linee rette e aboliva ogni sfumatura per prediligere i colori primari.
Saint Laurent lo scelse non solo per l’estetica essenziale ma per il significato simbolico della sua arte. Una sorta di tentativo di restituire armonia e ordine al caos di quei tempi. Il rigore e la pulizia di quella pittura, essenziale e severa, rispecchiava pienamente la visione di Yves Saint Laurent di una femminilità moderna.
La donna conscia di sé, colta e distante dai cliché tradizionali. Lo stilista non si è limitato a replicare un’opera, ma l’ha convertiva in un linguaggio nuovo. Una nuova forma d’arte in cui il corpo femminile diventava terreno d’espressione su cui l’astrattismo poteva coesistere con la moda.




Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.