Demna Gvasalia, dal 2015 Art Director di Balenciaga, sa dare forma umana alla creatività dall’alto della sua capacità tecnico sartoriale, costruendo un immaginario seguendo le linee della decostruzione, come ci insegna Margiela.
“Un legame tra il passato e il presente”, tra Cristóbal Balenciaga che fonda la sua casa di moda nel 1917 e Demna, in un mondo che è completamente diverso dagli anni in cui lavoravano i grandi sarti. Questo spinge Demna alla costante sperimentazione dello stupore, portando il pubblico a non distogliere lo sguardo dalla collezione come nel caso della sua ultima sfilata autunno/inverno 2024-25.
Demna si può permettere il lusso della creatività, decostruendo l’immaginario di riferimento, trasformando il vestito da oggetto esclusivo a oggetto collettivo, così tutto diventa quotidiano anche il glamour degli abiti da sera. La mutazione dell’imperfetto, dall’ugly-chic di Prada alla rule breaker di Demna (sconvolgo quel che voglio).
Tutto questo è frutto di un percorso di vita formativo fortemente voluto. Di origine georgiana, scappa dalla guerra e si ritrova in un mondo moderno pieno di stimoli. I suoi sensi sono iper stimolati e il suo desiderio di entrare a far parte del mondo della moda è più forte del retaggio sociale dei suoi genitori.
Gvasalia si iscrive alla Royal Academy of Fine Arts di Anversa, in cui si fa subito notare per la sua innata creatività. Durante il periodo a Parigi, affina la sua idea di stile in casa Margiela e da Louis Vuitton, confrontandosi alla pari con i prodigi della moda come Marc Jacobs e poi con Nicolas Ghesquière.
Gvasalia nel 2014 fonda Vêtements insieme al fratello, alla stylist Lotta Vulkova e a un gruppo di amici. Un progetto per cui tutti avevano poco tempo ma il fashion system, sempre a caccia del nuovo da osannare, si appassiona al coraggio del radicalismo e ridicolizzazione delle tendenze del mercato.
I volumi over – over – oversize, la tendenza hardcore e l’estetica dell’Europa orientale diventano il focus delle collezioni di Gvasalia e il “brutto” diventa trend.
Sceglie come modelli perfetti sconosciuti, trasforma marchi tecnici in oggetti del desiderio. Pezzi cult diventano le magliette DHL gialle, il trench nero con la scritta Vetements, i pantashoes spandex, le maxi felpe, lo stile bikecore e i meme.
E quando un jeans, una maglietta gialla e un giubbotto over-size costano come un abito da sera griffato, diventa il marchio simbolo di lusso e non l’outfit facilmente copiabile dal fast fashion, trasformando l’immaginario delle proporzioni e gli usi degli abiti che tutti indossiamo. Così l’abbigliamento di Demna è più un atteggiamento che una cosa da possedere.
Il Fronte Rove di riferimento, diventa uno strumento di comunicazione potente, parte della collezione stessa, una comunicazione che rimbalza velocemente sui social media e infiamma i cuori dei fan che inevitabilmente li porta all’imitazione dello stile.
Con la sua arte, Demna prende in giro con l’ironia e il cinismo che lo contraddistinguono, così com’era Cristóbal Balengiaga, controcorrente ed elitario ma dotato di una elegantissima creatività, con le sue bocche finte e le parrucche gialle, trasformando ciò che è brutto in sartoria creativa.
Le sue sfilate trasgressive, contemporanee, pratiche, sono fra le più attese del fashion system, eclatante fu quella in connubio con Alessandro Michele, ex Art Director di Gucci.
Demna trasforma le sue passerelle in uno strumento di denuncia sociale, non solo riflette lo zeitgeist culturale, ma allo stesso tempo lo guida. Inaugura una nuova versione del ready-made adattata alla moda: trasforma l’iconica Ikea bag blu da 70 centesimi in oggetto di culto in pregiata pelle da oltre 1800€, stesso successo per le sneakers Triple S, le “ugly sneakers”, l’asciugamano a gonna portafoglio, le Crocs col tacco che odi oppure ami, i vestiti fatti con reggiseni e geniali abiti tenuti insieme con lo scotch che esibiscono il cartellino con il prezzo.
Dal genio creativo di Demna ci aspettiamo ancora che la sua arte sartoriale sappia immaginare e andare oltre, trasformando la donna in una splendida meraviglia di volumi, pieghe, sfrontatezza, determinazione, non curante del giudizio altrui con drappeggi fuori dagli schemi. Non a caso il TIME 2022 inserisce Balenciaga, nella lista dei cento brand più influenti al mondo.