La triennale di Milano ha recentemente inserito nel suo organico un reparto interamente dedicato alla moda, e come prima mossa, l’allestimento di “Forme Mobili”, esposizione che unisce i pezzi conosci di maison come Capucci, Krizia, Giorgio Armani, Vivienne Westwood, Versace, Alaïa e Comme des Garçons, e locata all’interno del museo del design italiano, mette già bene in chiaro come quest’iniziativa di ponga come obbiettivo il far conoscere la grande pubblico l’intrinseca connessione che lega le due discipline del
design a quella del fashion system.

L’obiettivo del Dipartimento pare quindi essere quello di sviluppare e mettere in connessione la moda con altri ambiti culturali, evitando il rischio di una visione statica e museale del settore.

Custode di questo dialogo tra passato e futuro è Luca Stoppini, volto non certo nuovo al mondo della moda nostrana. Già rinomato nell’ambito direzione creativa e dell’editoria in ambito moda infatti, nel 1991, ha fondato a Milano il proprio studio di consulenza creativa, collaborando con prestigiosi brand internazionali, case editrici, musei e teatri.

Tra i suoi clienti figurano nomi come Dolce & Gabbana, Moncler, Chanel e Giorgio Armani. La sua carriera, iniziata nel 1981 presso Condé Nast Italia, è proseguita poi con “Vanity”, per poi collezionare note di merito come direttore creativo di Vogue Italia (1991) e Icon (2020).

La sua influenza nel settore è riconosciuta a livello globale, con menzioni in pubblicazioni come “The Business of Fashion”. Insomma, questo piovere del fashion system, si propone di esplorare la moda come terreno di intersezione con altre espressioni culturali contemporanee.

Ma cosa Significa l’apertura del Dipartimento Moda alla Triennale di Milano per il Futuro della cultura Italiana? Perché dedicare uno spazio esclusivo alla moda in una delle più prestigiose istituzioni di design?

La moda, da sempre pilastro della cultura e dell’economia del bel paese. Tuttavia, essa mancava di un luogo istituzionale dove fosse esplorata come fenomeno culturale complesso, al pari del design, dell’architettura o dell’arte. Il neonato dipartimento riempirebbe così questa lacuna, riconoscendo ufficialmente la moda come disciplina interdisciplinare che incarna creatività, innovazione, artigianalità e dialogo con il contesto storico e sociale.

Come Comme des Garçons trova un parallelo nelle linee minimaliste di un pezzo di design industriale, allo stesso modo, un capo di Capucci dialoga visivamente con una scultura di design, trasformando l’esperienza di chi osserva in una riflessione sulle forme, i materiali e l’innovazione.

Alla base di questa nuova visione c’è il centro studi “Cuore”, un archivio e laboratorio di ricerca che valorizza i magazzini della Triennale. Questo spazio funge da hub per lo studio e l’acquisizione di capi iconici attraverso donazioni, comodati d’uso e acquisizioni mirate.

Finora, oltre una dozzina di capi sono già stati integrati nella collezione, con l’obiettivo di costruire una narrazione visiva che rifletta sia la tradizione che l’evoluzione della moda.

Questa iniziativa mira a sfidare la percezione tradizionale della moda come un’espressione effimera, posizionandola invece come una disciplina capace di influenzare e dialogare con le altre forme d’arte. Non si tratta di conservare abiti per fini nostalgici, ma di studiarli e utilizzarli per tracciare i cambiamenti culturali e sociali che scandiscono il nostro tempo.

Tuttavia, il successo del Dipartimento Moda dipenderà dalla sua capacità di innovare e di rappresentare tutte le voci del settore. Sarà cruciale esplorare non solo le grandi maison e i nomi più noti, ma anche i designer emergenti, le sottoculture e i movimenti di moda sostenibile che stanno ridefinendo il futuro del settore.

L’inclusività dovrà essere al centro delle attività del Dipartimento, garantendo che tutte le sfaccettature della moda – dalle tradizioni artigianali locali alle tecnologie più avanzate – siano rappresentate. Inoltre, sarà fondamentale utilizzare questa piattaforma per educare il pubblico sul valore della moda come espressione culturale e strumento di cambiamento.

Il Dipartimento Moda della Triennale di Milano punta ad ergersi come un laboratorio vivente, un crocevia dove la moda si spoglia della sua transitorietà per farsi ponte verso l’eterno. Ogni mostra, ogni capo acquisito, ogni collaborazione sarà un tassello che senza dubbio contribuirà ad aggiunge profondità a una narrazione ancora tutta da scrivere.

Non si può fare a meno di chiedersi, quale sarà il prossimo filo a essere tessuto in questa trama di tradizione e innovazione? E quali nuove storie ci sussurreranno gli abiti del futuro? La speranza, in fondo, è che queste risposte non siano mai definitive, ma che continuino a evolversi, proprio come la moda stessa.

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