Ritornare alle origini è sempre un toccasana per la creatività. Chi lo sa bene è Pierpaolo Piccioli che ha aperto la prima sfilata della Milano Men fashion Week 2024 con uno show ambientato a Milano, dove nel 1985 era stata presentata la prima collezione uomo di Valentino Garavani. L’evento si è svolto nell’atmosfera quieta e rinascimentale del giardino dell’università degli studi di Milano durante una regolare giornata di lezioni, dove agli studenti è stato consentito di assistere allo show direttamente dal cortile dell’istituto, mentre ascoltavano una performance del rap indie d4vd.
Oltre che un evidente omaggio ai tempi che furono, la scelta della location da parte di Piccioli rappresenta un tentativo di avvicinamento della moda alle persone comuni nonché ad un’audience decisamente più giovane, tentando così di sradicare il concetto di moda come un qualcosa rivolto solo a pochi eletti.
I modelli, tutti ragazzi alti e slanciati, si presentano in passerella con degli abiti semplici e comuni, dall’estetica fresca e delicata ma dalle silhouettes decisamente solide e mascoline, non mancano ovviamente accenni di gender fluid rappresentati da gonne, tote bag dai colori sgargianti.
La palette della collezione passa da colori neutri (bianco, nero, grigio scuro), che rimandano ad un’atmosfera urbana, a fantasie floreali che sembrano alludere anch’esse alla location dove l’atmosfera della metropoli milanese si tinge di verde grazie alle piante presenti nel cortile dell’università. Ma non potevano dicerto mancare anche capi in tinta rosa shocking che già nel 2021 erano valse al direttore creativo il titolo di “ambasciatore ufficiale” del barbiecore.
La sfilata, intitolata “The narratives”, si impegna a sdoganare l’idea di potere, successo, definito unicamente all’interno del concetto di mascolinità. Piccioli stesso infatti ha affermato che forza e potere risiedono nella libertà di ognuno di poter esprimere anche le proprie fragilità e la propria sensibilità, a prescindere dal genere di appartenenza.
Sugli abiti indossati dai modelli in passerella sono inoltre riportate citazioni del romanzo “A little life” di Hanya Yanigihara, opera d’ispirazione per il designer, pubblicata nel 2015 e ambientata in una New York sontuosa e piena di sogni e speranze, gira attorno l’importanza per i quattro protagonisti di essere se stessi.
Piccioli si serve dei temi messi in evidenza dal romanzo per porre in essere in un modello di uomo sensibile e non freddo e autoritario, dicendosi ispirato dalla vulnerabilità e dalla resilienza che anche gli uomini possono dimostrare.
Per dimostrare il suo impegno sostenere le giovani menti inoltre, Maison Valentino sponsorizzerà con delle donazioni all’università gli studenti dell’istituto milanese oltre che portare in collaborazione con spazio META (Iniziativa che promuove un servizio di recupero, vendita e noleggio di materiali provenienti da allestimenti e scenografie presso il capoluogo lombardo) delle iniziative di moda sostenibile.
Pierpaolo piccioli e il suo brand ci dimostrano ancora una volta che la moda non è solo sfarzosa ed esagerata, non è elitaria, non è snob, non è egoista, ma contiene in sé un altro aspetto, composto da arte, colori e umanità.
Perché alla fine, non è forse questo il compito della moda, contribuire allo sviluppo dell’identità e della voce di ogni essere umano?